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Caro m’è ’l sonno, e più l’esser di sasso,
mentre che ’l danno e la vergogna dura;
non veder, non sentir m’è gran ventura;
però non mi destar, deh, parla basso.
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Michelangelo, Rime 247 [2].
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La Sagrestia Nuova è un ambiente della basilica di San Lorenzo. di Firenze, tra i capolavori di Michelangelo come architetto e come scultore. Nata come pendant alla Sagrestia Vecchia di Brunelleschi e Donatello, oggi fa parte del complesso museale delle Cappelle Medicee. vi si accede da un corridoio dalla Cappella dei Principi, mentre la porta che permette di entrare nella basilica oggi è chiusa.
Sagrestia Nuova, storia
Premesse. La morte diGiuliano duca di Nemours e Lorenzo duca d'Urbino
La morte dei due rampolli di casa Medici, Giuliano duca di Nemours (1516) e Lorenzo duca d'Urbino (1519), aveva profondamente amareggiato papa Leone X, rispettivamente fratello e zio dei due, che si era speso per la loro carriera riuscendo a far sì che ottenessero i primi titoli nobiliari che fregiavano la sua casata.
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La nascita dell'esigenza di approntare per loro una sepoltura principesca, come suggerito anche dal cugino Giulio, cardinale e poi a sua volta papa Clemente VII dal 1523, fece insabbiare definitivamente il progetto michelangiolesco della facciata per San Lorenzo, impegnando l'artista in un nuovo progetto che riguardava la stessa basilica. La chiesa era infatti il luogo di sepoltura della famiglia Medici da un secolo, ma all'epoca non erano disponibili spazi in cui creare un nuovo complesso monumentale: la storica cappella di famiglia, la Sagrestia Vecchia, di Brunelleschi e Donatello, era un insieme di sobrio e misurato equilibrio, in cui non potevano essere aggiunte altre decorazioni senza compromettere l'insieme; la cripta, dove si trovano alcuni esponenti familiari, non era all'altezza dei desideri di fasto e celebrazione dei committenti. Nemmeno per Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano era stata ancora predisposta una degna sepoltura, per cui dovette apparire naturale la necessità di realizzare un nuovo ambiente, in cui sistemare le spoglie dei due "duchi" (o "capitani") e i due "magnifici"[3].
Progettazione |
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Sagrestia Vecchia, veduta, Basilica of San Lorenzo, Firenze |
Per la realizzazione venne scelto Michelangelo, reduce dall'impasse sul progetto della facciata, il cui contratto venne definitivamente rescisso nel marzo del 1520. Non si conosce il documento esatto di allogazione, ma da altri documenti e lettere si evince che già da quell'anno, proprio da marzo, i lavori per una nuova cappella erano stati avviati[3].
Venne pensato un ambiente indipendente, simmetrico e analogo nelle proporzioni alla sagrestia brunelleschiana, all'incrocio fra il transetto e il capocroce sul lato nord. La pianta scelta era del tutto analoga al modello: a base quadrata con una scarsella sul lato ovest in rapporto di 1/3, e due vani di servizio ai lati della scarsella, il tutto coperto da cupola con lanterna.
In fase progettuale Michelangelo pensò a varie soluzioni, prima di scegliere la versione messa in opera. Il nocciolo della questione era come disporre i quattro sepolcri in rapporto allo spazio disponibile, all'altare e all'ingresso. La prima idea prevedeva tombe poste agli angoli addossate alle pareti (marzo 1520), ma già il 23 ottobre dello stesso anno Michelangelo presentava al cardinale Giulio un progetto con un'edicola al centro contenente le tombe, che riprendeva l'idea iniziale per la tomba di Giulio II; l'idea non dispiacque al committente, che, nonostante qualche dubbio circa le proporzioni tra l'edicola e il vano della cappella, lasciò piena libertà all'artista, chiedendogli comunque un disegno esplicativo. Questo venne fornito il 21 dicembre e, rinnovati i dubbi sullo spazio, il cardinale propose un arco quadrifronte al centro[3]: l'edicola infatti era stata inizialmente pensata da Michelangelo lunga due braccia, forse troppo poco per contenere i sepolcri, poi quattro braccia, troppo ampia rispetto allo spazio disponibile.
L'artista abbandonò quindi lo schema delle tombe al centro, optando per la loro disposizione addosso alle pareti e studiando varianti con sepolture singole o doppie, fino ad arrivare a un progetto definito con tombe singole per i duchi nelle pareti laterali e doppie per i magnifici sulla parete opposta all'altare. Solo quelle dei duchi vennero alla fine completate[3]: nel 1521 morì papa Leone e i lavori si interruppero[3].
Seconda fase |
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L'esterno della Sagrestia Nuova del San Lorenzo a Firenze
L’originale “coronamento” della lanterna progettato da Michelangelo, particolare del poliedro dopo il restauro |
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Michelangelo Buonarroti, la tomba di Giuliano, duca di Nemours 1521-1534, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze [5] |
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Michelangelo Buonarroti, Madonna con Bambino, 1521-1534, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze [5]
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Michelangelo Buonarroti, tomba di Lorenzo, duca d'Urbino 1521-1534, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze [] |
Con l'elezione al soglio di Clemente VII, nel 1523, nel dicembre di quell'anno l'artista tornò ai lavori di San Lorenzo. Si pensò di accogliere in Sagrestia anche le tombe di papa Leone e, a suo tempo, di Clemente VII, ma presto l'idea venne abbandonata propendendo piuttosto per il coro di San Lorenzo. Alla fine però entrambi vennero sepolti a Santa Maria sopra Minerva a Roma.
Nella primavera del 1524 Michelangelo era al lavoro sui modelli in terra per le sculture e in autunno arrivarono i marmi da Carrara. Tra il 1525 e il 1527 dovevano essere state completate almeno quattro statue (tra cui la Notte e l'Aurora) e altre quattro erano già definite coi modelli[3].
Nel 1526 venne murata la prima tomba, quella di Lorenzo e il 17 giugno l'artista inviò un lettera a Roma in cui scrisse: «Io lavoro al più che io posso, e in fra quindici dì farò cominciare l'altro capitano, poi mi resterà, di cose d'importanza, solo e' quattro Fiumi. Le quattro figure in su' cassoni, le quattro figure in terra, che sono è Fiumi, e due capitani e la Nostra Donna che va nella sepoltura di testa, sono le figure che io vorrei fare di mia mano: e di queste n'è incominciate sei, e bastami l'animo di farle in tempo conveniente e parte far ancora l'altre che non importano tanto»[3].
Si capisce quindi che oltre alle sculture effettivamente esistenti, erano previste anche quattro allegorie fluviali (i fiumi dell'Ade, o forse i fiumi sotto il dominio mediceo) distese ai piedi delle tombe, delle quali resta solo il modello del Dio fluviale oggi nell’Accademia delle Arti del Disegno.[5].
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Michelangelo, Dio fluviale, 1524 circa, legno, argilla, lana e stoppa, 70 × 140 × 65 cm, Palazzo dell'Arte dei Beccai, Firenze [1]
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Interruzione e ripresa dei lavori
Con il duro colpo incassato da papa Clemente durante il sacco di Roma (1527), la città di Firenze si ribellò al dominio mediceo, cacciando il poco amato duca Alessandro. Michelangelo, nonostante fosse legato ai Medici da rapporti lavorativi fin dalla sua gioventù, si schierò platealmente con la fazione repubblicana, partecipando attivamente, come responsabile alle fortificazioni, alle misure di difesa contro l'assedio del 1529-1530. Sconfitti i fiorentini, Michelangelo fuggì dalla città, ma venne dichiarato ribelle e si presentò spontaneamente per evitare misure punitive più gravi. Il perdono di Clemente VII non si fece attendere, a patto che l'artista riprendesse immediatamente i lavori a San Lorenzo dove, oltre alla Sagrestia, si era aggiunto cinque anni prima il progetto di una monumentale biblioteca. È chiaro come il papa fosse mosso, più che dalla pietà verso l'uomo, dalla consapevolezza di non poter rinunciare all'unico artista capace di dare forma ai sogni di gloria della sua dinastia, nonostante la sua indole ingrata e pronta al tradimento[6].
Nell'aprile del 1531 ripresero dunque i lavori alla Sagrestia ed entro l'estate dovettero essere completate altre due statue e avviata una terza. Si sa poi che il ritratto di Lorenzo venne eseguito tra il 1531 e il 1534, mentre quello di Giuliano nel 1533 veniva dato a Giovanni Angelo Montorsoli per le rifiniture[3]. In quello stesso periodo l'artista preparava due statue allegoriche, il Cielo e la Terra, che avrebbero dovuto essere scolpite dal Tribolo e poste nelle nicchie ai lati della tomba di Giuliano, rimaste però vuote: altre due evidentemente dovevano essere previste per la tomba di Lorenzo[5]. Nel frattempo, tra il 1532 e il 1533, Giovanni da Udine lavorò a stucchi e decorazioni nella cupola, che vennero poi eliminate dal restauro vasariano del 1556, che ricoprì la cupola di solo stucco come ci appare oggi.
Mentre i lavori fiorentini procedevano ormai sempre più stancamente (in quegli stessi anni Michelangelo lavorava anche, oltre che alla Biblioteca, alla tomba di Giulio II, per la quale stava approntando i Prigioni) l'artista, non felice del clima politico cittadino, colse l'occasione di nuovi incarichi a Roma e lasciò Firenze, nel 1534, non mettendovi mai più piede[7]. Nonostante mancasse da sistemare un'intera parete con le tombe dei "Magnifici" e dovessero essere ancora create le divinità fluviali, le statue, gli stucchi e gli affreschi di corredo previsti dal contratto, la Sagrestia venne considerata opera conclusa[5].
Le statue dei Santi Cosma e Damiano, protettori dei Medici, furono scolpite sul modello del Buonarroti rispettivamente dal Montorsoli e da Raffaello da Montelupo. Sole nel 1559, per iniziativa di Cosimo I de' Medici, venne sistemata la cappella su progetto del Vasari, (la cancellazione degli affreschi e degli stucchi realizzati da Giovanni da Udine nella volta non è però opera di Vasari bensì di Maria Luisa de’ Medici, intorno al 1740-1741): l'ambiente assunse così il suo aspetto definitivo.
Architettura
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Michelangelo Buonarroti, Cupola Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze [2]
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Nata in mezzo ad avvenimenti tanto tumultuosi, la Sagrestia Nuova è un'opera molto innovativa. Partendo dalla stessa pianta della Sagrestia di Brunelleschi, Michelangelo divise lo spazio in forme più complesse, trattando le pareti con piani a livelli diversi in piena libertà. Su di esse ritagliò elementi classici come archi, pilastri, balaustre e cornici, ora in marmo e ora in pietra serena, disposti però in figure e schemi completamente nuovi.
Ciò ha il culmine nella cupola cassettonata, che ricorda il monumento funebre per eccellenza, il Pantheon di Roma. In questo lavoro molti vedono un'anticipazione della cupola di San Pietro che fu progettata dal Buonarroti in tarda età, 30 anni dopo la Sacrestia.
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Architettura
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Tomba Lorenzo de' Medici II, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze [2]
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Sculture
Il tema dell'intera cappella, come riporta il Condivi, è "il Tempo che consuma il Tutto", una profonda riflessione quindi sulla vita dell'uomo e sull'eternità[4].
Incassati nelle due pareti laterali si trovano i sepolcri monumentali dedicati a Giuliano duca di Nemours e a suo nipote Lorenzo duca d'Urbino. Inizialmente dovevano essere scolpite fino a cinque sculture per tomba, ma poi si ridussero a tre. Per i monumenti funebri posti ai due lati della cappella Michelangelo creò le Allegorie del Tempo, che simboleggiano il trionfo della famiglia dei Medici sul trascorrere del tempo. Le quattro Allegorie sono adagiate sopra i sepolcri, ai piedi dei duchi.
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Sculture
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Tomba Lorenzo de' Medici II, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze |
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Madonna con Bambino, 1521-1534, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Tomba di Giuliano de Medici, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Ritratto di Giuliano de' Medici duca di Nemours (1526-1534), Tomba di Giuliano de Medici, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Michelangelo, Ritratto di Giuliano de' Medici duca di Nemours (1526-1534), Tomba di Giuliano de Medici, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Ritratto di Lorenzo de' Medici I, duca di Urbino, duTomba Lorenzo de' Medici II, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Tomba di Giuliano de Medici (particolari Notte), Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Tomba di Giuliano de Medici (particolare), Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze |
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Tomba di Giuliano de Medici (Giorno), Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Tomba Lorenzo de' Medici II (particolare Crepuscolo), Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Tomba Lorenzo de' Medici II (dettaglio Aurora), Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze |
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Tomba Lorenzo de' Medici II (dettaglio Aurora), Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze |
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Till Verellen, Cosmas and Damian in the New Sacristy, Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, Vol. 42 (1979), pp. 274-277
Cappelle Medicee | Official website
Piazzale Michelangelo | De Viale dei Colli en de 19e-eeuwse stadsvernieuwing van Firenze
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Graffiti, La stanze segreta
Nelle pareti della scarsella sono visibili una serie di figure e motivi architettonici graffiti, riferibili agli aiutanti di Michelangelo. Da una botola nel vano a sinistra dell'altare si accede a un altro piccolo ambiente voltato a botte, dove l'artista poteva ritirarsi in solitudine. Sulle pareti di questo vano sono stati rinvenuti un cospicuo numero di disegni graffiti riferibili a Michelangelo stesso; le opere, accuratemente catalogate e restaurate di recente, non sono visitabili per motivi di conservazione, ma sono fruibili attraverso una postazione interattiva situata dietro l'altare e in altri luoghi michelangioleschi sparsi in città[11].
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Basilica di San Lorenzo, Firenze
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Basilica di San Lorenzo, Le cappelle medicee, la Sagrestia Nuova
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De geheime kamer van Michelangelo Buonarrotti, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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La Sagrestia Nuova
La Sagrestia Nuova, Le Sculture
San Lorenzo, Architettura della Sagrestia Nuova
Graffiti, La stanze segreta
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[1] Foto di Sailko, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.
[2] Michelangelo Buonarroti. Rime. A cura di Enzo Noè Girardi. Bari, Laterza, 1960. Fonte: Internet Archive
[3] Umberto Baldini, Michelangelo scultore, Milano, Rizzoli, 1973, pag. 100.
[4] Questa fotografia pubblicata in territorio italiano è nel pubblico dominio. Fonte: Umberto Baldini, Michelangelo scultore, Rizzoli, Milano 1973
[5] Umberto Baldini, Michelangelo scultore, Milano, Rizzoli, 1973, pag. 101.
[6] Marta Alvarez Gonzáles, Michelangelo, Milano, Mondadori Arte, 2007, pag. 27.
[7] Alvarez Gonzáles, op. cit., pag. 29.
[8] Simboli e allegorie, Dizionari dell'arte, ed. Electa, 2011, pag. 69.
[9] Lui, l Giorno sembra non concretizzarisi mai, l'idea rimane nel mondo infinito del neoplatonismo e gli occhi sono ancora nell'al di là della materia. Tutte e quattro le statue allegoriche sono neoplatoniche in senso plotiniano, nel senso del non-finito. I ritratti di Lorenzo e Giuliano che sovrastano le tombe invece sono ritratti ideali, neoplatonici nella loro esecuzione perfetta".(Philippe Daverio, Guardar lontano veder vicino, Rizzoli, 2013, pag. 250).£
[10] Simboli e allegorie, Dizionari dell'arte, ed. Electa, pagg. 332-333
[11] Copia archiviata, su nationalgeographic.it. URL consultato il 15 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2018).
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Questo articolo incorpora materiale tratto dall'articolo di Wikipedia Sagrestia Nuova, pubblicato sotto lla licenza GNU Free ocumentation License. |
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