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Alla basilica corrispondeva uno dei più grandi conventi cittadini. Come a Santa Maria Novella gli ambienti vennero gradualmente secolarizzati a partire dalla fine del Settecento e destinati ad altri usi.
La parte più monumentale del complesso, costituita dall'ex refettorio con il Cenacolo fu allestita come museo già dal 2 novembre del 1900, sotto la direzione di Guido Carocci, dove già esisteva un deposito di opere d'arte, in parte provenienti dalle demolizioni del centro storico del periodo del Risanamento (frammenti architettonici che oggi si trovano nel lapidario del Museo nazionale di San Marco).
Il refettorio
Il percorso espositivo prosegue con la visita dei locali del Refettorio trecentesco dove sono posti importanti esempi di arte sacra tra i quali spicca il Crocifisso di Cimabue, una delle opere d'arte più importanti di tutti tempi, chiave nel passaggio dalla pittura bizantina a quella moderna, diventato tristemente famoso come simbolo della distruzione causata dall'alluvione del 1966; nonostante il restauro la superficie pittorica è andata in gran parte perduta e per poterlo ammirare appieno ci restano solo le fotografie precedenti al disastro.
Il Cenacolo di Taddeo Gaddi
La parete ovest del refettorio è dominata dalla grande serie di affreschi di Taddeo Gaddi, che la ricoprono interamente (1333). Lo schema delle decorazioni diventerà tipico per i cenacoli conventuali, con una Crocifissione, qui rappresentata come Albero della Vita (iconografia tratta dal Lignum Vitae di san Bonaventura), contornata da alcune scene fra le quali spicca l'Ultima cena in basso, primo prototipo dei cenacoli fiorentini che andranno a decorare i refettori dei più prestigiosi conventi e monasteri della città. Le altre scene che compongono l'insieme sono tutti spunti sui quali i monaci potevano riflettere durante il pasto:
San Benedetto in solitudine
Gesù a cena dal Fariseo
San Francesco che riceve le stimmate
Storia di San Ludovico di Tolosa
Albero della Vita
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Taddeo Gaddi, Albero della Vita, (1336-1366 circa), Basilica di Santa Croce, Firenze [1]
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Alle pareti sono poi esposti sei frammenti di affreschi di Andrea Orcagna, ritrovati sotto l'intonaco cinquecentesco nella navata destra della chiesa. Probabilmente erano stati gravemente danneggiati dall'alluvione del 1557, tanto da costringere il Vasari (che sicuramente non coprì l'opera antica per solo spirito di rinnovamento stilistico, essendo un estremo ammiratore degli antichi maestri fiorentini) a realizzare nuovi altari in pietra serena su un muro a intonaco bianco. I frammenti ritrovati sono comunque notevoli per la vigorosa e drammatica narrazione nelle scene, con un colorito linguaggio pittorico. Vi si distinguono un Trionfo della Morte, un Giudizio universale e una parte di Inferno. Altri affreschi tre-quattrocenteschi sono la lunetta mutila del Compianto di Taddeo Gaddi, già sulla porta della navata sinistra, e la veduta della città di Firenze nella Venuta dei Francescani a Firenze, di Giovanni del Biondo, dove si può riconoscere l'aspetto di piazza del Duomo verso il 1380, con la facciata arnolfiana di Santa Maria del Fiore.
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Frammento di Andrea Orcagna, Giudizio universale, Refettorio Santa Croce
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Giovanni del Biondo, veduta della città di Firenze nella Venuta dei Francescani a Firenze, Museo dell'Opera di S. Croce a Firenze [1]
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Sulla parete destra, oltre il Cristo di Cimabue, è collocato un affresco di Giovanni del Biondo, databile al 1380 circa, che si trovava in origine sulla facciata esterna del convento verso la piazza. La scena raffigura l'Arrivo dei Frati minori a Firenze, e mostra la città resa riconoscibile dal Battistero, dal Duomo - prima la facciata, poi l'interno come una scatola cui manchi il lato anteriore - dal campanile di Giotto e dalla loggia della Misericordia poi del Bigallo. L'episodio ricorda che quando nel 1208 i Frati Minori giunsero a Firenze, vennero scambiati per mendicanti, ma rifiutarono l'elemosina offerta loro dichiarando di essere poveri per scelta [2].
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La statua di San Ludovico di Tolosa |
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La statua di San Ludovico di Tolosa è una poderosa opera di Donatello, una delle pochissime in bronzo dorato del grande scultore fiorentino (1423-1424), inizialmente realizzata per una nicchia di Orsanmichele, fu poi spodestata dall'Incredulità di San Tommaso di Verrocchio nel 1487 e collocata per più di tre secoli e mezzo al centro della facciata incompiuta di Santa Croce. La statua di Donatello fu uno dei primi grandi bronzi fusi dall'epoca dell'antichità, sebbene vennero assemblati più pezzi, per facilitare la doratura. Vibrante è il contrasto tra la testa e la mano, scolpita con delicato realismo, e la pesantezza del panneggio che nasconde tutto il corpo.
Il santo è rappresentato come un giovane vescovo, con mitria e bastone pastorale finemente cesellati, nell'atto di benedire con la mano destra. Indossa i guanti da vescovo e la veste da frate, sopra la quale si trova un pesante mantello.
La statua venne realizzata con il recupero della tecnica della fusione a cera persa, creando più pezzi separati che venivano poi assemblati. Si trattò della prima opera di grandi dimensioni fusa con tale tecnica in epoca moderna. Col tempo l'uso di questa tecnica per Donatello divenne sempre crescente, arrivando ad essere quasi esclusiva negli anni della maturità.°
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Donatello, San Ludovico di Tolosa, Bronzo dorato, Museo di Santa Croce, Firenze
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Sempre nel refettorio, vicino alla porta della seconda sala, si trova l'affresco staccato dei Santi Giovanni Battista e Francesco, frammento di un'opera più ampia, nel tipico stile luminoso di Domenico Veneziano, con influssi di Andrea del Castagno (al quale era anche stata attribuita). Si trovava originariamente nel coro e poi sulla parete della navata destra della chiesa.
Qui sono inoltre state esposte le diciannove pale (dipinti su tavola o su tela) danneggiate durante l'alluvione e ricollocate solo nel 2006, al termine di un lungo e capillare lavoro di restauro.
Opere:
Madonna col Bambino e santi di Nardo di Cione,
Incoronazione della Vergine di Lorenzo di Niccolò,
Polittico di san Giovanni Gualberto di Giovanni del Biondo,
Santi Giovanni Battista e Francesco, un affresco staccato (190x115 cm) di Domenico Veneziano,
databile al 1454, dal tramezzo della basilica di Santa Croce
San Jacopo di Lorenzo Monaco,
San Bernardino da Siena di Rossello di Jacopo Franchi,
San Bonaventura di Domenico di Michelino,
Deposizione dalla Croce di Francesco Salviati (che ha subito un recupero quasi miracoloso, dopo che fu ritrovata dilaniata a pezzi),
Discesa di Cristo al Limbo di Agnolo Bronzino (in seguito al restauro sono stati scoperti dei dettagli "scabrosi" di demoni, censurati in antico),
Trinità del Cigoli (1592)°.
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Andrea di Giusto, Cristo porta-croce, 1425-50 ca., dal secondo chiostro
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Andrea di Giusto, Crocifissione con dolenti e San Francesco, 1425-50 ca., dal secondo chiostro
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Nardo di Cione, Madonna col bambino fra San Guido e San Giobbe |
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Dettaglio dei Santi Giovanni Battista e Francesco, un affresco staccato (190x115 cm) di Domenico Veneziano,
databile al 1454, dal tramezzo della basilica di Santa Croce [1]
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Maso di Banco
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Maso di Banco, Incoronazione della Vergine, 1335-50 ca., Santa Croce, Firenze [1]
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Sulla base degli affreschi sulla vita di Papa Silvestro I nella basilica di Santa Croce, che il Maso di Banco commissionò alla famiglia bancaria Bardi di Vernio, gli furono attribuite alcune opere. Oltre agli affreschi sulla vita di Papa Silvestro I nella Cappella Bardi di Vernio (la quinta cappella a sinistra dell'altare maggiore), un affresco basato sul Giudizio Universale per Bettino de'Bardi e una lunetta con un'Incoronazione di Maria sopra una porta laterale in la Santa Croce. Quest'ultimo affresco può ora essere ammirato nel Museo dell'Opera di Santa Croce.
L'Ultima Cena del Vasari tornò al Museo di Santa Croce
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Cinquant'anni dopo che il dipinto fu gravemente danneggiato e scomparso da Santa Croce durante la grande alluvione dell'Arno a Firenze il 4 novembre 1966, l'Ultima Cena di Giorgio Vasari può essere nuovamente ammirata nel Museo dell'Opera di Santa Croce.
Prima del novembre 1966, il dipinto brillava in una delle sale del Museo dell'Opera di Santa Croce.
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Giorgio Vasari, Ultima cena, 1546 [1]
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Dopo anni di restauro, l'Ultima Cena di Giorgio Vasari (1546) è stata nuovamente svelata al pubblico il 4 novembre 2016 nell'antico cenacolo di Santa Croce. Giorgio Vasari dipinse l'opera nel 1546. Non era destinata a Santa Croce, ma al refettorio del Murate, il monastero benedettino sull'attuale Via Ghibellina. Questo monastero fu chiuso durante il dominio francese a Firenze (1808-1810). Tutti i dipinti, le statue e altri tesori artistici furono condivisi tra altre chiese e monasteri della città [2].
Il dipinto fu una delle opere costiere più distrutte durante l'alluvione del 1966. Il pannello fu immerso nel fango crescente e nei flussi d'acqua per gran parte della giornata e fu esposto per ore allo sporco e ai detriti trasportati dall'Arno. Dopo l'alluvione, l'opera, insieme a innumerevoli altre opere d'arte, finì in un deposito della Soprintendenza a San Marco.
Dopo un attento restauro da parte dell'Opificio delle Pietra Dure e Laborative di Restauro (OPD), insieme al supporto di diverse altre organizzazioni, tra cui The Getty Foundation, può essere nuovamente ammirato in tutto il suo splendore.
Oggi, la composizione monumentale presenta un contrappeso che consente di alzare o abbassare il lavoro in caso di un nuovo diluvio catastrofico.
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Firenze, Secondo chiostro di Santa Croce, noto anche come “chiostro del Brunelleschi”, alluvione del 4 novembre 1966 [foto di Pierluigi Brunetti}
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Basilica di Santa Croce, refettorio, L'Ultima Cena e l'Albero della Vita, del Taddeo Gaddi, dopo l'alluvione del 1966
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L'Ultima Cena del Vasari dopo l'alluvione del 1966
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Taddeo Gaddi, Albero della Vita, (particolare con la Vergine sorretta dalle pie donne e san Giovanni Evangelista, posto sulla sinistra dell'Albero della Vita), Basilica di Santa Croce, Firenze
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Taddeo Gaddi, Albero della Vita, (particolar di San Bonaventura da Bagnoregio ), Basilica di Santa Croce, Firenze
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Taddeo Gaddi, Lignum vitae, particolare con sant’Antonio di Padova, san Domenico e san Ludovico di Tolosa, Santa Croce, Firenze |
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Taddeo Gaddi, Albero della Vita, (1336-1366 circa) particolari, Basilica di Santa Croce, Firenze [2]
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Museo Santa Croce: Taddeo Gaddi, Albero della Vita, Ultima cena (1336-1366 circa) - La visita è a pagamento, si acquista un biglietto per l'intero complesso di Santa Croce.
Piazza di Santa Croce, 30/15
Nel museo Museo dell'Opera di Santa Croce, nel secondo chiostro della chiesa, si possono vedere vari tesori d'arte, tra cui
- il crocifisso restaurato di Cimabue dal 1287-1288
- gli affreschi restaurati de Il giudizio universale di Andrea Orcagna
- gli affreschi L'Albero della Croce e L'ultima cena di Taddeo Gaddi del 1333
- l'illustrazione di Legno della vita, un testo del santo francescano Bonaventura, realizzato da Taddeo Gaddi
- San Ludovico di Tolosa (1423-1425), una statua in bronzo dorato di Donatello
L'ultima cena a Firenze | Passeggia lungo i cenacoli più belli di Firenze
Arte in Toscana | Cenni di Pepe, known as Cimabue (c. 1240 – c. 1302)
Arte in Toscana | Cimabue, Crocifisso di Santa Croce ad Firenze
Andrea Vigna, Andrea di Giusto (attr.), sec. XV Cristo porta-croce | Il restauro pdf
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Pianta della Basilica
Santa Croce in Firenze (N ° 2 è il Refettorio) |
Bibliografia
Anna C. Esmeijer, L'Albero della vita di Taddeo Gaddi. L'esegesi geometrica di un'immagine didattica, Ed.EDAM, 1985.
Damien Wigny, Au coeur de Florence : Itinéraires, monuments, lectures, 1990
Le vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architettori, Volume 1, by Giorgio Vasari, Editor G. C. Sansoni, (1906); page 609.
Guida d'Italia, Firenze e provincia ("Guida Rossa"), Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2007.
C. Acidini Luchinat e R. C. Proto Pisani (a cura di), La tradizione fiorentina dei Cenacoli, Calenzano (Fi), Scala, 1997, pp. 120 – 122.
A. Labriola, Taddeo Gaddi, voce del Dizionario Biografico degli Italiani, 51, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998, 168-173.
Ladis, A., ?Taddeo Gaddi Critical reappraisal and catalogue raissonné,? University of Missouri Press, Columbia 1982 66; Borsook, E., ?The mural painters of Tuscany From Cimabue to Andrea del Sarto, Clarendon Press Oxford 1980.
Karl Friedrich von Rumohr, Italienische Forschungen. Nicolai’sche Buchhandlung, Berlin und Stettin, Teil 1–3.
Giovan Battista Cavalcaselle e Joseph A. Crowe, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, 1: Dai primi tempi cristiani fino alla morte di Giotto 2. ed. con aggiunta di un'appendice. Le Monnier, Firenze 1886.
A. Venturi, Storia dell’arte italiana, V, La pittura del Trecento e le sue origini, Milano 1907.
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[1] Foto di Sailko, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported
[2] Ludovica Sebregondi, Museo dell'Opera di S. Croce a Firenze | www.toscanaoggi.it
[3] Fonte: Documentazione dei danni dell'alluvione del 1966 al patrimonio artistico fiorentino | www.uffizi.it
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° This article incorporates material from the Wikipedia articles Basilica di Santa Croce, San Ludovico di Tolosa (Donatello, published under the GNU Free Documentation License. |
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