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Cimabue, Madonna col Bambino in trono e profeti (Maestà di Santa Trinita), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze

Cimabue, Madonna col Bambino in trono e profeti (Maestà di Santa Trinita), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze



Toacana ] Galleria di immagini  
     
   

Cimabue, Maestà (Santa Trinita Madonna), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze


   
   

La Maestà di Santa Trìnita (oppure Madonna di Santa Trìnita) è un'opera di Cimabue dipinta su tavola, databile tra il 1280 e il 1300, conservata agli Uffizi di Firenze. Raffigura la Madonna in trono con il Bambino, contornata da otto angeli, e presenta in basso, quattro profeti a mezzo busto. Si tratta di una tempera su tavola e misura 385 x 223 cm.

Secondo la testimonianza di Giorgio Vasari nelle Vite, l'opera rimase sull'altare maggiore della Basilica di Santa Trinita fino al 1471 quando, meno apprezzata rispetto ai dipinti della pittura del Rinascimento, fu sostituita dalla Trinità di Alesso Baldovinetti e trasferita in una cappella laterale della chiesa, fino a essere relegata negli anni nell'infermeria del monastero. Con la riconsiderazione della primitiva arte italiana, nel 1810 passò nella Galleria dell'Accademia fiorentina e, nel 1919, agli Uffizi.

La storia della Maestà di Santa Trinita

 

Cimabue, Maestą di Santa Trinita, (particolare angelo), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze Cimabue, Maestą di Santa Trinita, (particolare Madonna col bambino), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze Cimabue, Maestą di Santa Trinita, (particolare angelo), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze Cimabue, Maestą di Santa Trinita, (particolare Madonna col bambino), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze

Cimabue, Maestà di Santa Trinita, (particolari Madonna col bambino, e Angelo), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze [3]

 

Descrizione

L'iconografia è quella bizantina della Madonna Odigitria, cioè in greco "che indica la via", perché mostra la Vergine (che secondo la tradizione può essere in piedi o in trono) che indica il Bambino: la Madonna simboleggia la Chiesa e il Bambino la Via, la Verità e la Vita. La Madonna è dipinta in 3/4.

Il trono è raffigurato secondo una visione frontale innovativa, con una grande cavità al centro e visto in una prospettiva intuitiva secondo un inedito senso tridimensionale (le precedenti Maestà cimabuesche presentano ancora un trono in assonometria). Lo scranno assume così una possanza nuova, di vera massa architettonica, impreziosita dai decori cosmateschi e calligrafici. Questa prospettiva centralizzata, traguardo di Cimabue maturo, venne ripresa di lì a poco da Giotto, Duccio di Buoninsegna e poi dagli artisti trecenteschi.[5]

Il trono crea un vero e proprio palcoscenico dove sono inquadrati, al di sotto di archi, quattro profeti, affacciati di busto in uno spazio realisticamente definito. L'oro dietro di loro, anziché generare la consueta piattezza, sembra suscitare la sensazione di vuoto, facendo sì che paiano affacciarsi da delle finestre/grotte piuttosto che stare schiacciati contro una parete.



Cimabue, Maestà di Santa Trinita, (particolare profeti Abramo e David), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze [3]

Cimabue, Maestà di Santa Trinita, (particolare profeti Abramo e David), 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze [3]

 

Essi sono riconoscibili dal cartiglio che recano in mano, contenenti versi del Vecchio Testamento allusivi a Maria e all'Incarnazione di Cristo: appaiono come testimoni che certificano l'evento prodigioso con le loro profezie, ed evocano la discendenza del Salvatore dalla loro stirpe. Il primo, con il cartiglio "Creavit Dominus Novum super terram foemina circundavit viro" è Geremia, a cui seguono al centro Abramo ("In semine tuo benedicentur omnes gentes") e David ("De fructu ventris tuo ponam super sedem tuam", e infine a destra Isaia ("Ecce virgo concipet et pariet").


   
   

Cimabue, Maestà di Santa Trinita, 1280-1285, Galleria degli Uffizi, Firenze (particolari profeti, Geremia, Abramo, e a destra Isaia )

 

   

I due profeti centrali sono composti e solenni, quasi ripresi a discutere i misteri della concezione e della verginità. Quelli laterali si torcono a guardare verso l'alto, con una caratterizzazione assolutamente nuova; coi loro sguardi creano un triangolo che ha il vertice alla base del trono di Maria. Può darsi che il complesso delle quattro figure abbia una precisa spiegazione dottrinale: i patriarchi al centro rappresentano la capacità raziocinate dell'uomo, che si interroga sui misteri dell'incarnazione, mentre i profeti ai lati hanno sciolto ogni dubbio avendola potuta contemplare nella sua pienezza, e ne sono rapiti misticamente.[6]



 
Cimabue, Maestà (Santa Trinita Madonna), 1280-1285, Uffizi [Brogi — Firenze. Galleria Uffizi. La Vergine col Figlio, Angioli e Profeti. (Par.re). Cimabue — particolare]

Cimabue, Maestà (Santa Trinita Madonna), 1280-1285, Uffizi [Brogi — Firenze. Galleria Uffizi. La Vergine col Figlio, Angioli e Profeti. (Par.re). Cimabue — particolare] [3]

 

Le teste degli angeli sono inclinate ritmicamente verso l'esterno o l'interno, evitando la rappresentazione di profilo, riservata allora solo alle figure secondarie o negative (di lì a poco Giotto abbatterà questo principio). Ricordano da vicino gli angeli della Maestà di Cimabue affrescata nella Basilica inferiore di Assisi. I loro corpi sono solidi, modellati da un chiaroscuro delicatamente sfumato e fluido (altra novità introdotta da Cimabue) nei panneggi delle vesti. I colori rosso e blu delle loro vesti indicano la loro sostanza, ossia la fusione di fuoco ed aria. Gli angeli in alto girano il capo ed affondano nella terza dimensione, cortigiani di una corte celeste retta da una Regina che è Maria.


Stile


La tavola mostra lo stile maturo di Cimabue, in cui l'artista mostrò il superamento più spinto della rigidità bizantina verso formule più sciolte e umanizzate, che fecero di Cimabue secondo Vasari il primo a superare la "scabrosa, goffa e ordinaria [...] maniera greca". La visione frontale del trono, il volto della Vergine disteso e sereno, i dettagli del volto smussati e i chiaroscuri sfumati pongono l'opera lontana dai canoni bizantini da cui Cimabue seppe gradualmente affrancarsi.

Rispetto alle precedenti Maestà di Cimabue è presente una profondità prospettica maggiore: nel trono sono presenti tre piani verticali a profondità crescenti, contro i due piani delle opere precedenti. Il piedistallo e i gradini del trono hanno anche un design concavo e scavato in profondità nella loro parte frontale. Il trono ha una visione frontale e rivela entrambi i lati interni e non è più in tralice. È cambiata anche la disposizione degli angeli, non più semplicemente uno sopra l'altro, ma adesso intorno al trono, disposizione che fa percepire una profondità maggiore.

Le figure sono dilatate rispetto a prima, verso un maggiore realismo. Le pieghe delle vesti non sono più tese e fascianti come nella Maestà del Louvre del 1280 circa, ma si adagiano ampie e cadenti, come quelle tra le gambe di Maria, oppure appaiono meno arcuate, come nel manto blu che copre la sua testa. Ricompaiono le crisografie bizantine sul manto blu, ma stavolta solo a scopi decorativi, inserendosi tra le ampie pieghe volumetriche. Le lumeggiature dorate dell'agemina suggeriscono i tocchi della luce sul manto della Madonna e la veste del Bambino, di grande fluidità e ricchezza inventiva.

Anche i chiaroscuri facciali sono più efficaci ed aumentano il contrasto. C'è anche una maggiore caratterizzazione anatomica dei volti a smussare gli spigoli e particolareggiarne i tratti (si noti ad esempio il taglio a livello della narice che si insinua entro la pinna del naso o l'accenno di sorriso, finora assenti in Cimabue).

Pur con questi miglioramenti, si nota una certa refrattarietà alle innovazioni stilistiche e tecniche di Duccio di Buoninsegna e Giotto. Questa Maestà non ha la raffinatezza figurativa delle due opere degli anni '80 di Duccio, ovvero la Madonna di Crevole e la Madonna Rucellai, né la decoratività della seconda di queste. Anche le novità dell'allievo Giotto, già manifeste a partire dal 1290, fanno fatica a comparire. I contrasti raggiunti qui da Cimabue, ad esempio, non sono resi secondo i principi dell'unica fonte luminosa. Né sembrano le pieghe trovare la loro migliore adagiatezza sopra i corpi. Gli sguardi rimangono vaghi. Limitata è anche la gamma cromatica nel complesso, soprattutto se confrontata con gli immediati sviluppi della nascente scuola senese o con la tavolozza di Giotto.

Cimabue di fatto sembra arroccarsi dietro ai suoi stessi stereotipi, quelli che lo avevano reso celebre e che però adesso cominciavano a farlo apparire antiquato.


Gabinetto Fotografico della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze — Cenni di Pepo (Cimabue) - sec. XIII - Volti di angeli — particolare [2]

 

Datazione

La Maestà di Santa Trìnita (oppure Madonna di Santa Trìnita) è un'opera di Cimabue dipinta su tavola, databile tra il 1280 e il 1300. Pur non essendoci documenti che ne attestino la datazione, l'opera è collocata dalla critica più recente entro la fase matura di Cimabue, tra il 1290 e il 1300 circa, sulla base di numerosi dettagli stilistici[7].


La Maestà di Santa Trìnita, sulla datazione dell'opera

 


Le Maestà degli Uffizi | Odoardo Borrani, Alla Galleria dell’Accademia, 1860-1870


Nel dipinto è raffigurata una sala della Galleria dell'Accademia, allora facente parte del complesso dell'Accademia di Belle Arti, la sala detta "dei quadri grandi", dove tra gli altri dipinti sono riconoscibili la "Maestà" di Cimabue e quella di Giotto e il polittico della "Beat Umiltà" di Pietro Lorenzetti prima del loro trasferimento alla Galleria degli Uffizi.

 

   
   
Odoardo Borrani, Alla Galleria dell’Accademia, 1860-1870, oil on canvas, 42 x 37cm. Galleria dell’Accademia, Florence

Odoardo Borrani, Alla Galleria dell’Accademia, 1860-1870, oil on canvas, 42 x 37cm. Galleria dell′Accademia, Firenze

 

 
   

Galleria degli Uffizi
Piazzale degli Uffizi, I-50122 Firenze

Web | www.uffizi.firenze.it

Orario del museo
Aperto dal martedì alla domenica, dalle 8:15 alle 18:50
Chiuso: tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre

Tra umano e divino: Cimabue e la Maestà di Santa Trinita | Che cosa doveva comunicare un'immagine sacra all'uomo del Medioevo? | Mostra virtualewww.uffizi.it

Le Maestà degli Uffizi | Madonna col Bambino in trono e profeti (Maestà di Santa Trinita) (Cimabue (Firenze, documentato tra 1272 e 1302)) | www.uffisi.it

Immagine ad altissima definizione su Google Art Project, su googleartproject.com.

 

Bibliografia


Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.

AA. VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.

Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004, pag. 112.

Piero Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena, 2 Voll, Monte dei Paschi di Siena (1977)

Eugenio Battisti, Cimabue, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1963.

Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente

AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.

Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004, pag. 110. ISBN 88-09-03675-1

Luciano Bellosi, Cimabue, Milano, Federico Motta Editore, 2004. ISBN 88-7179-452-4

Irene Baldriga, Dentro l'arte, Milano, 2016

 

         

Brogi — Firenze. Chiesa di S. M. Novella. Testa di un Angiolo. (Part.re). Cimabue. — particolare
[Duccio di Buoninsegna, Madonna con Bambino in trono e angeli (Madonna Rucellai), tavola, cm 450 × 290, Galleria degli Uffizi, Firenze][7]

       

[1] Quest'opera è nel pubblico dominio. Fonte Google Cultural Institute, zoom level maximum.
[2] Quest'opera è nel pubblico dominio. Fonte The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA 
[3] Brogi — Firenze. Galleria Uffizi. La Vergine col Figlio, Angioli e Profeti. (Par.re). Cimabue — particolare. © Copyright 2016 Fondazione Zeri, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International. Fonte: catalogo.fondazionezeri.unibo.it (Cenni di Pepo, Madonna con Bambino in trono e angeli, Profeti).
Giacomo Brogi ha creato il suo primo studio in Corso Tintori, a Firenze nel 1864. Ha iniziato a girare l'Italia e poi viaggiato per il Medio Oriente nel 1868 compresa la Palestina, l'Egitto e la Siria. Brogi è stato associato alla Photographic Society of Italy. Lo stabilimento si trovava sul Lungarno delle Grazie, 15, a Firenze. C'erano negozi situati a Firenze (Via Tornabuoni 1), Napoli (Via Chiatamone 19 bis) e Roma (Via del Corso 419). Dopo la morte, il figlio Carlo ha continuato il suo lavoro fotografico.
[4] Fonte: Alla Galleria dell’Accademia| www.deartibus.it
[5] Maria, Sede di Sapienza, sta su un trono arcuato che richiama architetture romane. Le decorazioni del trono si rifanno anche a miniature medievali.
[6] I due profeti portano una lunga barba, simbolo di sapienza, e Geremia ha il volto corrucciato poiché è pessimista (scrisse le Lamentazioni). Re David, che porta sul capo un diadema, è in asse con Gesù Bambino in quanto Gesù fu discendente della stirpe di David, secondo le Sacre Scritture ("nato dalla stirpe di Davide secondo la carne"
[7] Luciano Bellosi, Cimabue, Milano, Federico Motta Editore, 2004, p. 249-256.

La scena raffigura la Madonna in trono con il bambino contornata da otto angeli e presenta in basso quattro profeti a mezzo busto. Il colore in prevalenza è l'oro.

 

 

 

Anderson — Firenze - La Vergine in trono col Bambino e Santi - Cimabue - Gall. Ant. e Mod. — insieme

Anderson — Firenze - La Vergine in trono col Bambino e Santi - Cimabue - Gall. Ant. e Mod. — insieme
[Cimabue, Madonna col Bambino in trono e profeti (Maestà di Santa Trinita), albumina/ carta, 1280-1285, Galleria degli Uffizi]

         



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