Piero della Francesca, Annunciazione (particolare la Vergine Maria), Capella Bacci, Basilica di San Francesco, Arezzo

Le Storie della Vera Croce è un ciclo di affreschi di Piero della Francesca, conservato nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo.
Sulla parete di fondo sono rappresentate due scene chiave, l’Annunciazione e Il Sogno di Costantino.

Nell'Annunciazione Maria riceve l'annuncio dall'Angelo al riparo in un sontuoso loggiato classicheggiante, mentre a sinistra in alto, sullo sfondo del cielo chiaro, Dio Padre invia dalle nuvole lo Spirito Santo sotto forma di raggi che scaturiscono dalle sue mani.

Piero della Francesca, Annunciazione (particolari), Capella Bacci, Basilica di San Francesco, Arezzo [1]

Sullo sfondo, entro le specchiature marmoree, si trovano delle tarsie lignee dipinte (un portale traforato, un seggio intarsiato, un gioco di cubi tridimensionali sulla parete ripreso dall'opus scutulatum romano), che dimostrano la conoscenza di Piero di questo tipo di produzione artistica: egli stesso produsse forse dei cartoni per le tarsie dello studiolo di Federico da Montefeltro o per altre corti.

Anna Maria Maetzke:

«Sul fondo a destra, visibile in piccola parte, si apre la stanza nunziale che ha la parete di fondo dipinta con un motivo di cubi prospettici; contro la parete è appoggiato un letto di cui si intravede il gradino, la fiancata lignea intarsiata, la coperta rossa nonché una parte di testata alta e ricurva. Sotto i travi del soffitto corre una decorazione dipinta a fiorami e sulla porta è fissata un'asta che tiene aperta una tenda che ricade a destra.
I cubi prospettici dipinti sul fondo, in armonia col carattere classico anticheggiante dell'edificio, sono un tipo di decorazione parietale derivata da pavimenti eseguiti in opus sectile, assai diffusi nel mondo romano; ve ne sono parecchi esempi conservati. Anche se molti sono stati rinvenuti in tempi piu recenti, certamente nel periodo rinascimentale si conoscevano, perché tale modello ebbe una grandissinma diffusione.
Afferma la De Vos: "E non è casuale che in un periodo di vivo interesse per i problemi della prospettiva quale è il Quattrocento, il motivo attiri nuovamente l'attenzione per la sua valenza ambigua: perché può essere letto in superficie e in pronfondità''. Lo si trova ripreso in tarsie, in pavimenti o, come nel pavimento del Duomo di Siena, in lastre c vescovo di Grosseto, opera di Donatello. È stato usato anche nelle maioliche di Luca della Robbia [3].»