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Villa di Settefinestre, Giardino, Capalbio

 

Villa di Settefinestre, Giardino, Capalbio. Foto Andrea De Maria [1]

 

Toacana ] Galleria di immagini  
     
   


Valle d’Oro, Villa di Settefinestre

   
   

In Toscana, tra Capalbio e Ansedonia, sorge la Valle d’Oro, delimitata dalla Maremma e dal Mar Tirreno.
La posizione strategica in rapporto al Mare Tirreno e all’Arcipelago Toscano, l’eccellenza dei suoli e delle risorse naturali (in particolare la ricchezza di acqua) e la relativa vicinanza a Roma sono all’origine dello straordinario sviluppo dell’area a partire dalla conquista romana (280 a.C.), prima con intenti militari e di controllo, poi con fi nalità di sfruttamento intensivo dei terreni da parte di proprietari della classe senatoria dell’Urbe [2].
La Valle d’Oro era fittamente popolata di ville. Al-cune (Settefinestre, Le Colonne, Monte Alzato) con-servano resti monumentali, altre si presentano come vaste aree di affioramento di materiali archeologici nei campi [4]


Parco Archeologico e Paesaggistico Valle d'Oro


Il Parco Archeologico Valle d'Oro ha alcuni interessanti siti archeologici etruschi e romani. Le più importanti sono la Villa delle Colonne e la Villa Settefinestre.

Villa Settefinestre

   
   

Villa Settefinestre si trova fra Capalbio e Orbetello in Toscana, ed è il sito di una villa di età tardo-repubblicana, gestita da schiavi e di proprietà di una famiglia senatoriale dei Volusii, costruita nel I secolo a.C. e poi ampliata nel I secolo con la costruzione di un grande criptoportico. La villa venne fortificata in epoca successiva e la fortezza venne ricostruita come villa, nel senso moderno del termine, nel corso del XV secolo. Nel periodo 1976-1981 sono state condotte delle campagne di scavi, sotto la direzione di Andrea Carandini ed i risultati sono stati presentati in una pubblicazione. Villa Settefinestre è stata restaurata negli anni settanta e trasformata in una lussuosa residenza di vacanza e le rovine, aperte al pubblico, inserite scenograficamente in un giardino rigoglioso.

La villa è ubicata nelle vicinanze di Cosa, una Colonia romana fondata nel 273 a.C., raggiungibile da Roma percorrendo la Via Aurelia. Cosa andò in crisi a seguito delle guerre civili e finì con lo spopolarsi. Il luogo venne poi utilizzato per la costruzione di un gruppo di ville la cui gestione era affidata al lavoro degli schiavi a differenza dei grandi latifondi del sud Italia. La villa di Settefinestre è diversa dalla villa con peristilio descritta da Plinio, dalle ville di Ercolano, con i loro splendidi mosaici e dipinti, e dalle ville imperiali della baia di Napoli. Durante gli scavi, anziché preziosi mosaici, sono stati recuperati notevoli reperti relativi ad una moltitudine di attrezzi agricoli dell'epoca[1]. Settefinestre è la dimostrazione di come venivano attuate le teorie di Columella e Varrone. Risulta veramente evidente come questa villa, con le sue forme ed edifici annessi, risponda perfettamente ai modelli degli agronomi romani, il miglior esempio di villa perfecta di Varrone (I, 194).

L'ipotesi è stata avanzata a spiegazione dei dati di scavo da Andrea Carandini. Secondo Antonio Saltini si possono avanzare dei dubbi tanto sui capitoli di Columella assunti come base di riferimento, quanto sulla possibilità concreta di realizzare una rotazione moderna quale suppone Carandini nell'ambiente della Maremma, dove testimonianze storiche molteplici e inequivocabili dimostrano la difficoltà di ordinamenti evoluti fondati sulle culture foraggere,[2] La fattoria annessa alla villa produceva vino.

 

Ricostruzione assonometrica della villa di Settefinestre nella seconda fase edilizia (fine I - inizi II sec. d.C.) [7]

 

Accanto alla villa di Settefinestre, esistono delle rovine confrontabili con ville contemporanee di Colonne ed altre province romane.

Gli scavi archeologici realizzati a Settefinestre sono stati presi come termine di paragone per una nuova fase dello studio dell'archeologia, rapportata allo studio dei metodi di lavoro in agricoltura nell'antico agro romano[3].


Mappa Villa di Settefinestre | Aggrandire mappa

 

Parco Archeologico e Paesaggistico Valle d'Oro, i siti interessati


Villa delle Colonne o di Sughereto i Ballantine
loc. Volle d'Oro/Le Colonne - Capalbio
Resti monumentali di villa romana emergenti dal terreno e allineati con la centuriazione romana

Centuriazione della Colonia di Cosa
loc. Volle d'Oro - Capalbio/Orbetello
Sul terreno sono conservati principalmente due allineamenti (decumani). Uno è stato distrutto dalle arature, l'altro è invece perfettamente conservato come muro a secco e ha tutt'ora la funzione di limite dei campi adiacenti.

Casale Tricosto
loc. Tricosto, Capalbio
Resti di villa romana e fornace (materiali di superficie); fattoria fortificata del XVI secolo con torre e ampio recinto in muratura. Attualmente in fase di recupero.

Villa di Monte Alzato
loc. Monte Alzato, Orbetello
Terrazzamenti di una villa romana; torretta isolata; ampia area di frammenti fittili nei campi antistanti. Sulla collina tombe di età imprecisata (protostoriche o etrusche).

Villa delle Tombe
loc. Le Tombe/Poggio Torretta - Orbetello
Resti di una villa romana documentata da materiali di superficie e evidenti anomalie nelle fotografie aeree. Si tratta di un complesso di edifici stremamente esteso, ben visibile nelle fotografie aeree.

Castello di Tricosto - Capalbiaccio
loc. Capolbioccio - Capalbio
Ruderi di castello medievale.

Villa della Corsa
loc. Lo Corsa - Orbetello
Resti di villa romana. Segnalata solo da materiali di superficie, la villa in località La Corsa. Restituisce frammenti di anfore e
doli che documentano la produzione del vino in età romana sul sito.

Casa Colonica Repubblicana di Giardino Vecchio
loc. Giardino Vecchio • Capalbio
Resti di fattoria romana. La fattoria di Giardino Vecchio fu scavata negli anni 1980-81 nel quadro del Progetto Settefinestre
al fine di indagare un insediamento legato alla colonia e precedente l'affermazione delle ville nell'area. l'insediamento fu scelto sulla base del materiale di superficie raccolto nel corso della ricognizione archeologica.

Acquedotto
località Le Forane/Le Colonnette, Capalbio
Resti di acquedotto romano che si può seguire nella fitta macchia. L'acquedotto, sicuramente di età romana, possibilmente del periodo tardo-repubblicano che coincide con il massimo sviluppo delle ville, corre in alto sul Poggio delle Forane al livello del suolo e in più punti è possibile vedere la conduttura messa in luce dal taglio della strada attuale.

Romitorio Rovinato
loc Romitorio rovinato/Monte Nebbie/lo, Orbetello
Tombe etrusche e ruderi di un monastero medievale. Le tombe etrusche del Monte Nebbiello sono probabilmente riferibili a un vicino abitato rurale non
identificato. Non lontano nella macchia fitta è un insediamento monastico medievale che viene indicato con il nome di Romitorio Rovinato.

Insediamento di Monte Nebbiello
loc. Casal del Marchi, Capalbio
Villa romana o piccolo insediamento fortificato postclassico.[9].



 

 
   

Galería Fotográfica della Costa Toscana

Capalbio, Gallerìa fotogràfica

 

   
CapalbioPanorama   Capalbio   Capalbio, la Valle d'Oro

Capalbio

 

 

Capalbio

 

 

Capalbio, la Valle d'Oro

Lago di Burano, Capalbio Torre di Buranaccio, lago di Burano, Capalbio   Porto di Cosa (GR)

Lago di Burano, Capalbio

 

Torre di Buranaccio

 

Cosa, porta

         
         
 

Mappa Valle d'Oro | Grotere kaart weergeven

 

Associazione Maremma Mare per il Progetto “Parco Archeologico e Paesaggistico Valle d’Oro” | www.valledorogiardino.com

L’Associazione ha prodotto il catalogo della mostraValle d’Oro – Studio di fattibilità (Edizioni Effigi – Arcidosso 2013), a cura di Mariagrazia Celuzza e Cecilia Luzzetti, con introduzioni di Andrea Carandini, oggi Presidente Nazionale FAI Fondo Ambiente Italiano e Franco Cambi del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena.


Walking in Tuscany | Lago di Burano and Tombola di Feniglia, itineraries between sea and mountains

[1] Andrea Carandini; M. Rossella Filippi (1985). Settefinestre: una villa schiavistica nell'Etruria romana. Panini.
[2] Valle d’Oro. Parco archeologico e paesaggistico - Studio di fattibilità, a cura di Mariagrazia Celuzza e Cecilia Luzzetti, edizioni Effigi, Arcidosso, 2013 | www.academia.edu
Storicamente, la Valle d’Oro era parte del territorio della metropoli etrusca di Vulci, che si estendeva dal viterbese fi no a Talamone e alle prime pendici del Monte Amiata. Dopo la conquista romana (280 a.C.) fu inclusa nell’ager Cosanus, territorio della colonia romana di diritto latino di Cosa, fondata nel 273 a.C., di cui era l’immediato retroterra. Fu poi compresa, probabilmente già dall’Alto Medioevo, nel grande feudo dell’Abbazia delle Tre Fontane ad Aquas Salvias di Roma, mentre il sito di Cosa, dopo alterne vicende, abbandoni e nuove occupazioni, acquisiva il nome di Ansedonia. Dopo l’incastellamento e diverse dominazioni (Orvieto, Pitigliano, Siena) entrò a far parte nel XVI secolo dello Stato dei Presìdi, a sua volta incluso nel 1815 nel Granducato di Toscana.
[3] Foto di LigaDue, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.
[4] Mariagrazia Celuzza, Settefinestre: la villa, lo scavo, L'argentariana, Rivista di Cultura del Centro Studi Don Pietro Fanciulli

 

Valle d’Oro. Parco archeologico e paesaggistico - Studio di fattibilità, a cura di Mariagrazia Celuzza e Cecilia Luzzetti, edizioni Effigi

Valle d’Oro. Parco archeologico e paesaggistico - Studio di fattibilità, a cura di Mariagrazia Celuzza e Cecilia Luzzetti, edizioni Effigi