Il Palazzo vecchio del Podestà si trova a San Gimignano in piazza del Duomo, a pochi passi dal palazzo nuovo del Podestà. Vi si innalza la Torre Rognosa. La Torre Rognosa, detta anche torre dell'Orologio o torre del Podestà, è una delle più alte e meglio conservate di San Gimignano.
La Torre Chigi si trova a sinistra del Palazzo.
La facciata del palazzo si presentava con due aperture centinate nella parte soprastante il varco della loggia, la zona del primo piano era interamente intonacata e un ulteriore corpo di fabbrica si innalzava, anteponendosi alla torre Rognosa, lino a raggiungerne all'incirca l'attuale apertura del lato ovest. In questa parte più elevata si ponevano i quadranti di due orologi[2].
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La suggestiva atmosfera di San Gimignano è il frutto di numerosi restauri che poco hanno concesso allo stratificarsi delle attività umane successive al Medioevo[3].
Pochi però si rendono conto che il bellissimo personaggio medievale è stato in gran parte messo in scena dal regime fascista di Mussolini.
Il regime fascista considerava la Toscana medievale un esempio ideale di cultura autoctona e di italianità.
Per promuovere il senso di italianità, il governo fascista incoraggiò città come San Gimignano a medievalizzare i loro centri storici, restaurando edifici e spazi nella loro forma cosiddetta 'originale' e 'originaria'[4].
Storia Palazzo vecchio del Podestà
Sorto per la prima volta nel XII secolo, il palazzo attuale venne ricostruito nel 1239 e ampliato nel 1337, quando ormai aveva perso la funzione di residenza del podestà a favore del palazzo nuovo. Nel 1537 vi fu ricavato all'interno un teatro, che venne rifatto nel 1794 (il Teatro dei Leggieri') ed è stato oggetto di restauri sul finire del XX secolo.
Su sollecitazione del sindaco di San Gimignano, Péleo Bacci, successore di Chierici alla guida della Soprintendenza, e l'architetto Egisto Bellini, funzionario della stessa Soprintendenza, effettuarono nel1925 sopralluogo al palazzo del Podestà, posto nel lato est di piazza duomo, al fine di valutare gli interventi da eseguire per avviarne il restauro (Lasansky, 2004, p. 330). La facciata del palazzo si presentava con due aperture centinate nella parte soprastante il varco della loggia, la zona del primo piano era interamente intonacata e un ulteriore corpo di fabbrica si innalzava anteponendosi alla torre Rognosa, lino a raggiungerne all'incirca l'attuale apertura del lato ovest. In questa parte più elevata si ponevano i quadranti di due orologi...
Così Francesco Marri, già membro del comitato per il centenario di Dante (Carpani, 2014b, p. 64), dava notizia dell'imminente restauro:
«Quando queste mie note vedranno la luce, la facciata del vecchio palazzo del Podestà sarà già forse riportata all'antico, e la mostra dell'orologio scomparsa: bei merli dugenteschi coroneranno la parte superiore della facciata ed un grande finestrone, richiuso allorché fu messo il meccanismo dell'orologio, tornerà a far mostra di sé di fianco agli altri due tutt'ora esistenti. Questo primo e grandioso passo, [è) destinato ad abbellire la magnifica Piazza del Duomo» (Marri, 1925, pp. 158-161)[3].
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I lavori annunciati da Marri furono eseguiti e proseguirono con lo smantellamento del corpo di fabbrica che si innalzava in aderenza alla torre e, appena sotto i merli, fu creata un'alta fascia con filari di laterizi a losanga e a dente (Ceccarini, 1988a, pp. 20, 43;.Lasansky, 2004, p. 3 30). Non mancano esiti degli interventi paradossali come la scelta di avere voluto conservare, sovrapposti a tale fascia in mattoni a vista, gli elementi del quadrante di un orologio resi così quasi invisibili [3].
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