Santa Fiora si presenta al visitatore come uno dei tanti caratteristici e pittoreschi paesi che circondano, come gemme di una collana, il collo maestoso dell'Amiata. In realtà, nei secoli passati, fu un centro ben più importante dei tanti circonvicini, tanto che nel XIII sec. poteva vantare una popolazione più numerosa di Grosseto[2].
Santa Fiora fu, dal XIII al XVII, capitale di una piccola Contea di confine, incuneata tra la Toscana e lo Stato della Chiesa, dominio prima degli Aldobrandeschi – una importante famiglia feudale che possedette un territorio più vasto dell'attuale provincia di Grosseto - poi degli Sforza, un ramo cadetto dei signori di Milano[2].
Il Palazzo Sforza Cesarini è una delle principali architetture del centro storico di Santa Fiora; si affaccia sulla piazza principale del paese, la Piazza Garibaldi.
Storia
Il palazzo è stato costruito attorno al 1575 nel luogo dove sorgeva l'originaria rocca aldobrandesca di Santa Fiora.
La primitiva fortificazione, della quale rimangono attualmente 2 torri addossate al palazzo, sorse attorno all'anno mille e, nella seconda metà del Duecento, divenne la sede del potere della Contea di Santa Fiora, a seguito della spartizione dei beni della famiglia Aldobrandeschi.
Poco prima della metà del Quattrocento, i Senesi rapirono le 3 figlie che costituivano l'intera prole di Guido Aldobrandeschi per impadronirsi dei vari centri della contea; tuttavia, il piano non riuscì per Santa Fiora e la sua rocca che vennero ereditate dagli Sforza, a seguito del matrimonio tra Bosio I Sforza e Cecilia Aldobrandeschi.
Da allora, l'intera Contea di Santa Fiora divenne contea sforzesca e, nel corso del Cinquecento, gli Sforza fecero costruire nuovi edifici residenziali, come appunto il Palazzo Sforza Cesarini di Santa Fiora, la Villa Sforzesca nei pressi di Castell'Azzara e la Fattoria di Pomonte nei dintorni di Scansano.
Lo stato autonomo sforzesco uscì definitivamente dalla scena politica nel 1624, quando tutto il suo territorio entrò a far parte del Granducato di Toscana, mantenendo tuttavia la propria autonomia in quanto rimase feudo della famiglia Sforza Cesarini.
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