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La Madonna di Vico l'Abate è un dipinto a tempera e oro su tavola (150x78 cm) di Ambrogio Lorenzetti, datato al 1319 e conservato nel Museo di San Casciano a San Casciano in Val di Pesa (FI).
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Ambrogio Lorenzetti, Madonna di Vico l'Abate, 1319, tempera e oro su tavola, Museo di San Casciano, San Casciano in Val di Pesa [2]
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Storia
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L'opera, che proviene dalla Chiesa di Sant'Angelo a Vico l'Abate, è datata 1319 come riportato nell'iscrizione in basso:
"A.D. MCCCXVIIII. P(E)R RIMEDIO D(E)L A(N)I(M)A DI BURNACIO. DUCIO DA TOLANO FECELA FARE BERNARDO FIGLIUOLO BURNA...".
Si tratta della prima opera certa di Ambrogio Lorenzetti e gli venne assegnata nel 1318 dal De Nicola, sottolineandone le affinità con la Madonna di Badia a Isola; in seguito tale attribuzione è stata accettata dalla critica. Il dipinto è stato quindi realizzato nel 1 319 ed esprime un linguaggio pittorico talmente maturo e privo di incertezze da non poterlo considerare frutto di un pittore alle prime armi, come già aveva intuito Giacomo De Nicola, ossia colui che per primo ha attribuito l'opera ad Ambrogio Lorenzetti [3].
Ciò ne fa la prima opera certa dell'autore.
Il dipinto è composto unicamente da tre elementi: la monumentale Vergine, il vivacissimo Bambino sgambettante e il trono cosmatesco, tradotti in un linguaggio pittorico personale che amalgama le maggiori novità della pittura contemporanea con la tradizione pittorica duecentesca. La frontalità della figura e la fissità dello sguardo ne accentuano la ieraticità ed evocano le immagini altomedievali della Vergine, sia bizantine che occidentali, così come la rappresentazione del maphorion, la cuffia in cui sono raccolti i capelli, elemento antiquato che comunque non era ancora in disuso all'inizio del Trecento, come dimostra la tavola del Maestro di Badia a Isola.[3][4]
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Ambrogio Lorenzetti, Madonna di Vico l'Abate (particolare), 1319, tempera e oro su tavola, Museo di San Casciano, San Casciano in Val di Pesa [2]
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Descrizione e stile
Al centro del dipinto si trova la Vergine seduta su un trono ligneo riccamente intarsiato. La figura è rigidamente frontale e fissa, di grande monumentalità, con una presenza statuaria e possente, che echeggia anche le statue di Arnolfo di Cambio (Madonna col Bambino già sulla facciata del Duomo, oggi nel Museo dell'Opera del Duomo) e di Nicola Pisano (il Bambino simile a quello della Presentazione al Tempio nel pulpito del Duomo di Siena). Il manto della Madonna è reso con un colore compatto e con scarsa caratterizzazione a pieghe del panneggio. Il solido e spigoloso trono ligneo, riccamente intarsiato, irrigidisce ancora maggiormente la ferma presa di Maria sul figlio, e l'unica concessione fuori schema è il vivace bambino, dalla figura quasi erculea coi capelli ricciuti, che si agita e scalcia come un vero infante. La sua espressione conferisce un elemento dinamico in un dipinto dominato dalla figura ieratica della Vergine.
Tali caratteristiche, così "giottesche", derivano sicuramente da un profondo contatto con l'arte fiorentina, tanto da risultare estranee nella rarefatta scena artistica senese, dominata allora dai modi di Simone Martini. Non a caso l'artista visse a lungo nella sua fase giovanile a Firenze, dove lasciò alcune opere via via più dolci, abbandonando la rigidità scultorea di questa prima prova.
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Ambrogio Lorenzetti, Madonna di Vico l'Abate (particolare), 1319, tempera e oro su tavola,
Museo di San Casciano, San Casciano in Val di Pesa [2]
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Elisa Tagliaferri:
«La Madonna di Vico l'Abate indossa degli orecchini circolari con pendenti (fig. 10): si tratta di un tipo di gioiello non infrequente nelle Vergini di Ambrogio, come dimostrano la Madonna della Presentazione al Tempio ora agli Uffizi (1342) (fig. 11) o quella dell'Annunciazione della Pinacoteca Nazionale di Siena (1344) (fig. 12), ma inconsueto nelle Vergini del Duecento e del Trecento. In realtà Ambrogio nella rappresentazione degli orecchini molto probabilmente si ispirava ad un passo Cantico dei Cantici, il poema d'amore dell'Antico Testamento, ove lo Sposo si rivolge alla Sposa dicendole (Cantico, l , l 0-11, Vulgata):
Pulchrae sunt genae tuae inter inaures,
collum tuurn inter monilia.
Inaures aureas faciemus tibi
vermiculatas argento".
(Belle sono le tue guance fra i pendenti.
il tuo collo fra i vezzi di perle.
Faremo per te pendenti d'oro,
con grani d'argento».[3]
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Arte in Toscana | Ambrogio Lorenzetti (Siena, 1290 circa – Siena, 1348)
Arte in Toscana | Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, (1338-1339), Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena (1338-1339)
Bibliografia
Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I Tempi dell'Arte. Volume 1, Milano, Bompiani, 1999, ISBN 88-451-7107-8.
Rosanna Caterina Proto Pisani, Il Museo di Arte Sacra a San Casciano Val di Pesa, Firenze, Becocci/Scala, 1992.
[1] Quest'opera è nel pubblico dominio. Fonte: www.aiwaz.net
[2] Foto di Sailko, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported
[3] Elisa Tagliaferri, La Madonna col Bambino di Ambrogio Lorenzetti da Vico l'Abate. Un nuovo documento e qualche riflessione. Da "Castelli nel Chianti tra archeologia, storia e arte". Atti del Convegno, 26 settembre 2015, Castello di Gabbiano, a cura di Nicoletta Matteuzzi, Firenze 2016 | www.academia.edu
[4] Osservazione già formulata dalla Tampieri (~EAGLE TAMPIERl, Osservazioni sulla Madonna di Vzco L "Abare cit.. p. 1.:0}.
This article is based on the Wikipedia article Madonna di Vico l'Abate, published under the GNU Free Documentation License
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Traveling in Tuscany| Holiday homes in southern Tuscany | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia, con una vista indimenticabile sulla Maremma Toscana
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