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Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai, 1285 (commissione), tempera e oro su tavola, 450×290 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze [1]
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Duccio di Buoninsegna, La Madonna Rucellai, 1285, Galleria degli Uffizi, Firenze
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Duccio di Buoninsegna è stato un influente pittore italiano. Fu uno dei più importanti esponenti della pittura senese della metà del 200 e una delle figure più influenti della della pittura d'Occidente. Ha avuto una grande influenza sulla pittura del suo tempo a Siena. Duccio visse tra il 1255 circa ed il 1318/19, dunque fu contemporaneo di Cimabue. Simone Martini e Pietro Lorenzetti furono suoi allievi.
Madonna Rucellai
La Madonna Rucellai, o Madonna dei Laudesi, è una Madonna col Bambino in trono (quindi una Maestà) e sei angeli, dipinta da Duccio di Buoninsegna. È una tempera su tavola e misura 450x290 cm. Proveniente dalla chiesa di Santa Maria Novella di Firenze, è conservata alla Galleria degli Uffizi dove è collocata in una sala scenografica con altre grandi maestà: la Maestà di Santa Trinita di Cimabue e la Maestà di Ognissanti di Giotto.
Storia
La pala venne commissionata a Duccio il 15 aprile 1285 dalla Compagnia dei Laudesi per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Anticamente si trovava nella cappella di questa compagnia, chiamata poi Cappella Bardi, dove alcuni affreschi tardo-duecenteschi, attribuiti allo stesso Duccio e riscoperti da poco sotto altri trecenteschi, furono probabilmente dipinti a suo coronamento.
Già un commentatore trecentesco della Divina Commedia la riferiva però a Cimabue. Vasari confermò questa tradizione locale e descrisse un aneddoto che sviò per secoli la corretta attribuzione: quando Carlo d'Angiò era a Firenze, decise di visitare la casa-bottega del maggiore artista cittadino, Cimabue, situata nell'attuale piazza dei Ciompi, e che la scoperta della tavola ormai quasi ultimata provocò una tale allegria tra i vicini da far prendere alla zona il nome di Borgo Allegri[3].
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Cimabue, Maestà del Louvre (dettaglio dell'Angelo e del trono), 1280 circa, tempera su tavola, 424 × 276 cm, Louvre, Parigi [1]
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Nel 1591 venne spostata nella vicina Cappella Rucellai, dalla quale prese il nome correntemente usato. Qui la vide nel 1750 Giuseppe Richa, autore di una monumentale descrizione delle chiese fiorentine. L'equivoco sull'attribuzione a Cimabue si trova ancora negli scritti della fine del XIX secolo (Strzygowski, Zimmermann, Thode tra gli ultimi), finché Wickoff, nel 1899, non la riferì per primo a Duccio riscoprendo il documento del 1285, che tra l'altro era stato già pubblicato da Vincenzo Fineschi nel 1790 e rimasto ignorato fino ad allora. Ancora negli anni venti vari studiosi cercarono di conciliare la tradizione con l'evidenza ammettendo una collaborazione, più o meno spinta, da i due artisti (Fry, Rintelen, Chiappelli, Lionello Venturi, Sirén). alcuni parlarono anche di un maestro indipendente (Perkins, Suida, Berenson, Cecchi e Toesca). Oggi, dopo aver meglio chiarito il confine tra i due artisti, soprattutto riguardo agli anni giovanili del senese, l'attribuzione è riferita unanimemente a Duccio.
La pala rimase nella stessa collocazione fino al 1937, quando venne esposta in una grande mostra su Giotto a Firenze; nel 1948 venne trasferita agli Uffizi, dove si trova ancora oggi.
L'opera fu revisionata nel 1947-1948 e restaurata nel 1989 da Alfio Del Serra.
Descrizione e stile
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La tavola è la più grande che ci sia pervenuta riguardo al Duecento e venne dipinta dal pittore senese, allora giovane e in patria straniera (Firenze e Siena erano due repubbliche diverse).
L'opera si ispira alla Maestà del Louvre di Cimabue, dipinta circa cinque anni prima, con la stessa disposizione del trono in tralice, la stessa inclinazione dei volti, i medesimi gesti della madre col figlio, la stessa impostazione della cornice. Il tema però è qui rappresentato con una nuova sensibilità, più "gotica", carico di ancora maggiore dolcezza nei volti e nella dolente umanità che supera i rigidi schematismi bizantini, facendo eco all'importanza tributata nel Duecento ai culti mariani.
La Madonna Rucellai di Duccio è più aristocratica e raffinata. I volti di tutti i personaggi, sebbene ancora enigmatici, sono più dolci e gentili, secondo un distacco dall'opera di Cimabue che non era ancora evidente nell'antica Madonna Gualino di Duccio (1280-1283), divenendo percettibile nella Madonna di Crevole (1283-1284) e che in questa opera del 1285 diventa più evidente: la Vergine sembra quasi abbozzare un sorriso[2]. Ciò dà all'immagine un senso di maggiore aristocraticità, innestata sulla solida maestosità e l'umana rappresentazione di Cimabue.
L'angelo in basso a sinistra
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Cimabue, Maestà, c. 1280, Musée du Louvre, Paris [2]
Stretti sono i raffronti con la Maestà del Louvre di Cimabue, 1280 circa, già a Pisa
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Duccio di Buoninsegna, Maestà del Louvre, dettaglio dell'Angelo e del trono, 1285, Galleria degli Uffizi, Firenze [1] |
Con tutta probabilità Duccio ebbe come ispirazione anche gli oggetti quali smalti, miniature e avori provenienti dalla Francia, di sapore innovativamente gotico. Sono molti infatti gli elementi di stile gotico presenti nell'opera: mancano le lumeggiature dorate dell'agemina, sostituite da delicate modulazioni di colore e pieghettature spesso cadenti che danno sostanza alle figure. Inoltre Duccio vi immise un nervoso ritmo lineare, come sottolineato dal capriccioso orlo dorato della veste di Maria, che disegna una complessa linea arabescata che va dal petto fino ai piedi, in opposizione alle rigide e astratte pieghe a zig zag della pittura bizantina. La gamma cromatica è ricca e varia, come già andava conquistando la scuola senese, e conta colori che si esaltano a vicenda come il rosa smalto, il rosso vinato e il blu chiaro. Le aureole della Madonna e del Bambino sono decorate da raffinati motivi che creano un'aura di impalpabile trasparenza. I sei angeli che circondano la Madonna sono perfettamente simmetrici (forse dipinti tramite sagome cartonate, i cosiddetti "patroni") e stanno irrealisticamente inginocchiati uno sopra l'altro ai lati del trono, senza una minima sensazione di piani in profondità, come in Cimabue. Del resto anche nel trono sono più curati i decori preziosi, con bifore e trifore gotiche e con il sontuoso drappo di seta sullo schienale.
La cornice modanata ha un ruolo fondamentale nella composizione, ribadito dal recente restauro. Essa è in parte d'oro e in parte dipinta, con una fascia interrotta da clipei con busti di profeti biblici e santi domenicani, tra i quali il fondatore dei Laudesi san Pietro Martire. Queste figure, pur nelle dimensioni ridotte, presentano una notevole distinzione nelle singole fisionomie.
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Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai, (particolare Madonna), 1285 (commissione),
tempera e oro su tavola, 450×290 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze [2]
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La tecnica
La pala d’altare di Duccio fu realizzata con colori a tempera. Il fondo è, invece, ottenuto con applicazione di oro in foglia. Tale tecnica fu una eccellenza della scuola senese. Già diffuso all’epoca bizantina, il fondo in oro consentiva di ottenere sfondi mistici che rappresentavano la luce divina. Inoltre, il prezzo elevato del materiale costituiva una offerta devozionale [8].
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Brogi — Firenze. Chiesa di S. M. Novella. La testa della Vergine. (Part.re). Cimabue. — particolare Madonna, [Duccio di Buoninsegna, Madonna con Bambino in trono e angeli (Madonna Rucellai), tavola, cm 450 × 290, Galleria degli Uffizi, Firenze] [6]
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In origine la Madonna col Bambino in trono si trovava nella cappella dei Laudesi rinominata, poi, Cappella Bardi. Prese il nome attuale dal 1591 quando venne spostata nella Cappella Rucellai dove rimase fino al 1937. Nel 1948 fu poi esposta nell’ambito di una mostra su Giotto. Attualmente, dal 1948, si trova presso la Galleria degli Uffizi di Firenze accanto alla Maestà di Santa Trinita di Cimabue e alla Maestà di Ognissanti di Giotto[8].
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Frederic Leighton, Madonna di Cimabue portata in processione per le strade di Firenze
La Madonna di Cimabue portata in processione per le strade di Firenze (in inglese Cimabue's Celebrated Madonna is carried in Procession through the Streets of Florence o solamente Cimabue's Celebrated Madonna) è un dipinto ad olio dell'artista inglese Frederic Leighton. Misura più di due metri di altezza e più di cinque metri di larghezza, la tela fu dipinta da Leighton dal 1853 al 1855 a Roma come sua prima grande opera. Dal 1988 è esposto alla National Gallery di Londra, in prestito a lungo termine dalla Royal Collection, dove è stato precedentemente esposto in alto sopra il vestibolo principale, direttamente oltre l'ingresso della galleria.
L'immagine mostra una scena dello storico dell'arte cinquecentesco Giorgio Vasari nella descrizione della processione del XIII secolo di una pala d'altare della Madonna col Bambino per le strade di Firenze. La Madonna viene trasportata dallo studio dell'artista fiorentino Cimabue alla chiesa di Santa Maria Novella. Lo stesso Cimabue è raffigurato immediatamente di fronte alla Madonna con una corona di alloro sulla testa. È seguito da un gruppo che comprende alcune importanti figure artistiche fiorentine del giorno.
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Frederick Leighton, Cimabues gevierde Madonna wordt in processie door de straten van Firenze gedragen,
1853-1855, Londen, National Gallery [7]
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La Madonna raffigurata, vista ad angolo molto stretto al centro del dipinto, non è in realtà di Cimabue, ma è invece la Madonna Rucellai dell'artista senese Duccio di Buoninsegna. Questo errore è il risultato di un'attribuzione errata di questa pala da parte del Vasari che durò ai tempi di Leighton, un errore che non fu corretto fino al 1889 da Franz Wickhoff.[5]
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Frederic Leighton, Cimabue's Celebrated Madonna (detail Cimabue and his pupil Giotto), The National Gallery, London
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Frederic Leighton, Cimabue's Celebrated Madonna (detail Madonna and San Miniato in the back), The National Gallery, London |
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Frederic Leighton, Cimabue's Celebrated Madonna (detail the King of Naples, Charles of Anjou, and Dante), The National Gallery, London
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Siena | Pinacoteca Nazionale di Siena Official Website
Enzo Carli, La Pittura Senese del Trecento, Electa, 1981
GALLERIA DEGI UFFIZI | Madonna col Bambino in trono e angeli (detta Madonna Rucellai) (uffizi.it)
National Gallery London | Cimabue's Celebrated Madonna
Duccio di Buoninsegna | Mostra 2003 - 2004 | Web Archive (It) (Eng)
Bibliografia
Enzo Carli, Duccio, Milano 1952
Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente
Luciano Bellosi, voce Duccio in Enciclopedia dell'Arte Medioevale vol. V, Roma 1994
Luciano Bellosi, Duccio. La Maestà, Milano 1998
Luciano Bellosi (1994): Duccio di Buoninsegna. In Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale, treccani.it
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.
Cesare Brandi, Duccio di Buoninsegna, Vallecchi editore, Firenze, 1951
Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini, Luciano Bellosi, Michel Laclotte, Duccio. Alle origini della pittura senese, Catalogo della mostra, Silvana Editore, Milano 2003.
AA. VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.
Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004, pag. 112.
Piero Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena, 2 Voll, Monte dei Paschi di Siena (1977)
Keith Christiansen (2008): Duccio and the Origins of Western Painting, New Haven: Yale University Press. Eerder verschenen in The Metropolitan Museum of Art Bulletin 66, nr. 1 (zomer 2008). Te lezen op www.metmuseum.org
John White (1979): Duccio. Tuscan Art and the Medieval Workshop, Londen: Thames and Hudson. (p. 32-45)
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Brogi — Firenze. Chiesa di S. M. Novella. Testa di un Angiolo. (Part.re). Cimabue. — particolare
[Duccio di Buoninsegna, Madonna con Bambino in trono e angeli (Madonna Rucellai), tavola, cm 450 × 290, Galleria degli Uffizi, Firenze][7]
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[1] Quest'opera è nel pubblico dominio. Fonte Google Cultural Institute, zoom level maximum.
[2] Fonte: Traveling in Tuscany © Some rights reserved
[3] Una tradizione a cui si rifanno anche alcuni dipinti ottocenteschi. Tuttavia la strada non porta questo nome in onore del sentimento, ma di una famiglia di nome Allegri.
[4] Fossi, cit., pag. 112.
[5] Fonte: tratta dall'articolo Wikipedia Madonna di Cimabue portata in processione per le strade di Firenze, publicato secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli.
[6] Quest'opera è nel pubblico dominio. Fonte Google Cultural Institute, zoom level maximum.
[7] Brogi — Firenze. Chiesa di S. M. Novella. La testa della Vergine. (Part.re). Cimabue. — particolare Madonna. © Copyright 2016 Fondazione Zeri, licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International. Fonte: catalogo.fondazionezeri.unibo.it
Giacomo Brogi ha creato il suo primo studio in Corso Tintori, a Firenze nel 1864. Ha iniziato a girare l'Italia e poi viaggiato per il Medio Oriente nel 1868 compresa la Palestina, l'Egitto e la Siria. Brogi è stato associato alla Photographic Society of Italy. Lo stabilimento si trovava sul Lungarno delle Grazie, 15, a Firenze. C'erano negozi situati a Firenze (Via Tornabuoni 1), Napoli (Via Chiatamone 19 bis) e Roma (Via del Corso 419). Dopo la morte, il figlio Carlo ha continuato il suo lavoro fotografico.
Approfondimento: "Catalogo delle fotografie scritte dalla ditta Giacomo Brogi, fotografo editore. Italia settentrionale: pitture, vedute, sculture, etc." Firenze: Brogi, 1926.
[8] Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna |www.analisidellopera.it
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Brogi — Firenze. Chiesa di S. Maria Novella. Madonna in trono col Figlio; Cimabue. — insieme [7]
[Duccio di Buoninsegna, La Madonna Rucellai, 1285, Galleria degli Uffizi]
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Traveling in Tuscany| Holiday homes in southern Tuscany | Podere Santa Pia
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Podere Santa Pia, situated in a particularly scenic valley | Impressions and reviews
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Questo articolo è basato parzialmente sull'articol Madonna Rucellai dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
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