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La Pala del Carmine è un dipinto a tempera e oro su tavola (191x328 cm) di Pietro Lorenzetti, databile al 1327-1329 e conservata, in larga parte, nella Pinacoteca nazionale di Siena. Due scomparti sono poi al Norton Simon Museum di Pasadena, uno alla Yale University Art Gallery di New Haven e almeno uno è disperso. Il dipinto è firmato e datato 1329.
Storia
La pala proviene dalla chiesa del Carmine di Siena, dove venne commissionata all'artista tra il 1327 e il 1328 e portata a termine prima del 26 ottobre 1329. Di quella data resta infatti un documento con il quale il Comune senese elargiva, su richiesta dei Carmelitani, la somma necessaria a riscattare l'opera che il pittore tratteneva presso di sé in attesa del saldo del pagamento. Sulla tavola centrale si trova infatti una data che, sebbene interessata da cadute di colore, si può interpretare proprio come un MCCCXXVIIII[1]. I frati erano infatti a corto di soldi per l'alta cifra richiesta e che testimonia l'alta considerazione che Pietro godeva in quel periodo, ovvero 150 fiorini d'oro[2].
Parte centrale della pala
Con la Controriforma e il mutamento delle disposizioni e del gusto nella decorazione degli altari la pala venne smembrata e inviata, senza due scomparti laterali, nella chiesetta di Sant'Ansano a Dofana, ridipingendo per l'occasione il profeta Elia, a destra della Vergine, come un sant'Antonio Abate, protettore degli animali e quindi particolarmente gradito ai fedeli della parrocchia di campagna; parte della predella fu inoltre ridipinta con le Storie di sant'Ansano[2].
I pannelli restati a Siena vennero in parte dispersi e finirono presto sul mercato antiquario. Più tardi quelli superstiti vennero ricomposti nella Pinacoteca nazionale. Fu Adolfo Venturi a riconoscere nel 1945 la tavoletta coi Santi Andrea e Jacopo nel museo della Yale University, mentre Federico Zeri, nel 1971, scovò i due santi laterali nella collezione della Norton Simon Foundation, che allora erano in deposito al Princeton University Art Museum. Oggi risulta irrintracciabile uno degli scomparti superiori con coppie di santi, e forse i pinnacoli, se esistenti, il fastigio (ovvero il coronamento della pala centrale) e la cornice originale[2].
Per comprendere appieno la scelta dei santi e le scene della predella del polittico bisogna considerare il particolare momento storico che attraversava l'Ordine carmelitano, culminato proprio nel 1326, un anno prima della commissione, con la definitiva e solenne approvazione dell'ordine da parte da papa Giovanni XXII[3]. Nati da un nucleo di cavalieri crociati nel XII secolo, i primi Carmelitani si erano stabiliti sul monte Carmelo in Galilea ispirandosi al profeta Elia che lì, secondo la Bibbia, aveva sconfitto i falsi profeti di Baal. Scelta Maria come protettrice e patrona, iniziarono a dichiararsi discendenti di Elia e del suo successore Eliseo attraverso i discendenti dei due profeti che abitavano ancora il monte. Una visione della Madonna diede loro una prima approvazione, e in seguito le visioni continuarono con l'apparizione degli Apostoli che battezzarono gli adepti, i quali divennero così "un ponte tra Antico e Nuovo Testamento". La prima approvazione ufficiale dell'ordine fu data dal patriarca di Gerusalemme Alberto nel 1210, alla quale seguì poi quella papale del 1226, ripetuta tre volte, dalla quale discese poi la Regola vera e propria[2].
Con la caduta del Regno latino l'ordine abbandonò la Terrasanta trasferendosi in Occidente dove venne incanalato tra gli ordini mendicanti. Nel 1286 Onorio IV mutò l'originario abito a strisce bianche e scure (che rappresentava le bruciacchiature che Elia subì ascendendo in cielo in carro di fuoco) in uno interamente bianco e riconfermando l'ordine. Altre riconferme si ebbero nuovamente con Bonifacio VIII nel 1298 e Giovanni XXII nel 1316 e nel 1326, quando ad essi venne estesa la bolla Super cathedram già concessa a Francescani e Domenicani. Tutte queste riconferme erano dovute al fatto che gli altri ordini mendicanti continuavano a contestare la filiazione "storica" dei Carmelitani da Elia ed Eliseo, secondo una contesa che verrà chiusa solo nel 1447[4].
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, 1329, Presentazione alla Pinacoteca Nazionale di Siena [9]
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Descrizione e stile
Pannelli principali
La pala si presenta con un grande scomparto centrale (169x148 cm) con la Madonna col Bambino in Maestà, con quattro angeli e i santi Nicola a sinistra (patrono della chiesa) ed Elia a destra, il quale dispiega un cartiglio con un versetto tratto dal primo libro dei Re (18, 19), legato proprio alla sfida che Elia lanciò a re Acab facendo radunare tutti i sacerdoti di Baal sul monte Carmelo[4]. Il Bambino, non a caso, si rivolge al profeta e gli rivolge un gesto di approvazione e la stessa Madonna, con le dita affusolate della destra, accenna a un segno di benedizione. La figura di Maria spicca regale e scultorea, seduta sul trono eccezionalmente ampio, coperto da un sontuoso drappo su cui la luce si posa in maniera diversa a seconda del lato: illuminato a destra, in ombra a sinistra. La Madonna ricorda le sculture dell'amico Tino di Camaino, ad esempio la Fede che un tempo decorava la sommità di una delle porte del Battistero di Firenze e che oggi si trova nel locale Museo dell'Opera del Duomo: del tutto analoga è la posa frontale, la corona posata sopra il velo e i lembi di quest'ultimo che si avvolgono sulle spalle; il trono inoltre disegna una sorta di ampia nicchia, che accentua la monumentalità della figura, proprio come nella cornice originale delle statue. Dettagli che conferiscono eleganza all'insieme sono la ricca veste della Madonna, con le trine sul velo e con il manto di prezioso blu oltremare foderato di pelliccia, oppure il rapporto confidenziale col figlio, che le appoggia un piede sul polso[5].
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Pietro lorenzetti, Profeta Eliseo, Fondazione Norton Simon), Los Angeles.
Sugli stipiti del porticato: due mezze figure di angeli che portano una palma
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Pietro lorenzetti, San Giovanni Battista Fondazione Norton Simon), Los Angeles.
Sugli stipiti del porticato: due mezze figure di angeli che portano una palma
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A destra si trova San Giovanni Battista (126,4x46,7 cm, a Pasadena), che spesso è indicato come il "secondo Elia", per il suo ascetismo, quindi la sua presenza è particolarmente calzante: Malachia infatti aveva predetto che la venuta del Messia sarebbe stata preceduta dal ritorno di Elia per preparargli la via, che gli esegeti cristiani interpretarono con la figura del Precursore, ovvero il Battista stesso. Nel primo pannello di sinistra si trova poi Eliseo (125,7x47 cm, pure a Pasadena), vestito dell'abito bianco carmelitano e reggente un cartiglio con le parole del secondo libro dei Re (2, 11-12) legate al rapimento celeste di Elia sul carro infuocato. Gli altri pannelli esterni mostrano le sante Agnese e Caterina d'Alessandria: alla prima era dedicata la cappella dell'Arte della Lana senese, essendo essa per assonanza etimologica protettrice degli agnelli, come quello che tiene in braccio; la seconda invece era patrona dei cardatori, inoltre proveniva dall'Oriente, come i fondatori dei Carmelitani. Eleganti sono gli angeli a coppie simmetriche che riempiono gli spicchi tra gli archi, scioltamente disposti con un gomito appoggiato all'estradosso e con le ali che creano un ritmo fluido e continuo, come già l'artista aveva usato nel Polittico della pieve di Arezzo (1320)[5].
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Pietro lorenzetti, Sant'Agnese, 1328-1329 - Siena, Pinacoteca Nazionale.
Sugli stipiti del porticato: due mezze figure di angeli che portano una palma
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Pietro lorenzetti, Santa Caterina d'Alessandria , 1328-1329 - Siena, Pinacoteca Nazionale. sugli stipiti del porticato: due mezze figure di angeli che portano una palma
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Nei registri superiori si trovano otto apostoli a coppie (una è perduta), con un busto di profeta che si affaccia tra gli archetti, a ribadire la congiunzione tra Antico e Nuovo Testamento. Ciascuno pannello misura circa 45 x 26 cm e quello con i Santi Andrea e Jacopo si trova alla Yale University Art Gallery di New Haven[6].
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Descrizione
(169 × 148 cm)
Pannelli laterali
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Ricostruzione
Dopo essere stato completamente disperso e venduto a un antiquario, è stato parzialmente ricostruito per la Pinacoteca di Siena da Federico Zeri, che ha rintracciato i pannelli mancanti[8].
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine (1327-1329)
Pannello centrale (169 × 148 cm), Madonna in Trono col Bambino fra quattro Angeli, San Nicola e il profeta Elia
La Vergine e il Bambino in trono in maestà al centro, circondati da angeli dietro il baldacchino e accompagnati da san Nicola di Myra a sinistra e dal profeta Elia a destra.
La firma del pittore appare sull'alzata del piedistallo: PETRUS LAURENTII ME PINXIT ANNO DOMINI MCCCXXVIII
Pannelli laterali
A sinistra: Sant'Agnese, Elia; a destra: San Giovanni Battista, Santa Caterina d'Alessandria
Pannelli superiori a doppio scomparto
A sinistra: la tavola perduta, poi i Santi Taddeo e Bartolomeo; a destra: i Santi Andrea e Giacomo Maggiore, i Santi Tommaso e Giacomo,
Predella
Al centro: Sant'Alberto, patriarca di Gerusalemme, dà la Regola a San Broccardo (37 × 1 545 cm, larghezza del pannello centrale)
A
sinistra: Il sogno di Sobac3 e Gli eremiti carmelitani alla fonte di Elia (37 × 45 cm)
A destra: Concessione di papa Onorato IV all'abito bianco (37 × 41 cm) e Approvazione di papa Onorato III alla Regola carmelitana (37 × 45 cm).
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Pietro Lorenzetti, Ricostruzione del Polittico del Carmine, Pinacoteca Nazionale di Siena
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La predella
I cinque pannelli della predella rappresentano la parte più innovatrice e interessante della pala, per la vivezza narrativa e l'accento posto sull'architettura, sui paesaggi smaltati come miniature, sulla ricchezza di dettagli tratti dal quotidiano[6].
Il primo pannello rappresenta il Sogno di Sobach (37 x 44 cm), il leggendario padre di Elia. In un'abitazione trecentesca si trova la stanza dal letto dell'anziano uomo, che viene visitato in sonno da un angelo il quale gli porta una rivelazione sul figlio, dispiegata in un cartiglio. Straordinaria è la descrizione della stanza: da una doppia arcata si vede un vano vuoto, piastrellato con motivi geometrici (dimostrando già gli interessi di Pietro per la rappresentazione prospettica, che influenzeranno anche suo fratello Ambrogio), arredato solo da una stanga appesa a una mensola su cui sta appoggiato un asciugamano; la stanza da letto è nitidamente descritta in un vano più arretrato, con il letto a cassettoni, le lenzuola, la coperta a quadretti, la cortina scorrevole che creava all'occorrenza un po' di intimità. Al piano superiore si trova una sorta di loggia con un esile e arioso colonnato; a destra, da un arco a sesto acuto, una scaletta permette di raggiungere i piani superiori, dove si aprono varie finestre con colonnina e con ante lignee ora aperte, ora socchiuse. Mirabile è il senso di quiete silenziosa, che si adatta perfettamente al tema del sogno[6].
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, Il sogno di Sobach
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, Eremiti carmelitani alla fonte di Elia
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Il pannello successivo (37 x 45 cm) rappresenta la Fonte di Elia, ed è in pratica una sorta di Tebaide in miniatura, dedicata alla solitudine del monachesimo. Un monaco, con l'abito antico dei Carmelitani, attinge con una brocca l'acqua a una fontana marmorea che si dice fatta costruire da Elia; vicino, in un romitorio, si vede un suo compagno leggente. Tra le rocce brulle, ingentilite da alberelli e da qualche ciuffo di erbetta, si vede poi una grotta con un altro frate; altri due si allontanano su un irto sentiero tra le rocce. Le figure umane spiccano monumentali e quasi dilatate sotto le cappe, anche se il brano che attira maggiormente l'attenzione è quello della fontana, pure scorciata prospetticamente in maniera intuitiva e sulla quale compare un originalissimo dettaglio che anticipa le nature morte: due bicchieri di vetro colmi d'acqua appoggiati sul bordo[6]. La sensibilità del pittore per gli elementi naturali e per i relativi effetti ottici è resa evidente dall'incresparsi della superficie dell'acqua della vasca per effetto degli spruzzi e dai riflessi sulle coppe di vetro appoggiate sul bordo.
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, Predella, Sant'Alberto, Patriarca di Gerusalemme, registrò la Regola carmelitana a San Broccardo, Pinacoteca Nazionale di Siena
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La scena sotto la Madonna è di dimensioni più grandi (37 x 1545 cm) ed è più affollata. Vi è rappresentato un lungo corteo che assiste alla consegna della Regola a san Brocardo, primo priore dei Carmelitani, da parte di Alberto di Gerusalemme, il patriarca latino della città santa. Appare voluto il contrasto tra le lisce pareti rocciose, in cui vari frati vivono la dura esistenza tra le belve, e l'addensarsi della processione su due lati, così variata in profondità e nelle tipologie dei personaggi, ora a cavallo, ora a piedi, con una ricchezza straordinaria di fisionomia, gesti e atteggiamenti sempre diversi. La città sulla sinistra, dalle mura dipinte di rosso, rappresenta San Giovanni d'Acri, mentre a destra si vede la chiesa madre fondata dai Carmelitani sul monte Carmelo, vicina alla fonte di Elia che ricompare identica alla seconda scena. Si tratta quindi una scena fondamentale, che lega l'ordine agli avvenimenti narrati nell'Antico Testamento, facendone un ponte tra l'era antica e quella contemporanea[7].
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, Papa Onorio IV concede l'abito bianco ai carmelitan, Pinacoteca Nazionale di Siena
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Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, Papa Onorio III approva la regola carmelitana, Pinacoteca Nazionale di Siena |
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Le ultime due scene sono dedicate infatti alla modernità. Nella prima (37 x 41 cm) il pontefice (verosimilmente quello in vita, Giovanni XXII) approva la Regola, attorniato dai cardinali e sulla scorta di altri tre pontefici, che appaiono in alto tra i cherubini dispiegando altrettanti rotoli identici, a rappresentare la concordanza della decisione. Nel secondo (37 x 45 cm) Onorio IV conferisce il nuovo abito dell'ordine, bianco invece che con le barre bianche e scure. Entrambe le scene sono ambientate in ariose architetture, con teorie di archi e volte che si dispongono in profondità con grande naturalezza, nonostante la complicazione dello schema come neanche Giotto e i suoi scolari avevano fino ad allora sperimentato. Piccoli dettagli amplificano il senso spaziale, come i pavimenti geometrici o il vano cubico che si intravede appena nell'ultima scena, sopra il seggio papale[7].
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Arte in Toscana | Pietro Lorenzetti
Bibliografia
Chiara Frugoni, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, in Dal Gotico al Rinascimento, Scala, Firenze 2003
Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Electa, Milano 2004. ISBN 8837023154
Giulietta Chelazzi Dini, Alessandro Angelini, Bernardina Sani et Maïa Rosenberger, Les Peintres de Sienne, Imprimerie nationale, 1997 (ISBN 2-7433-0237-2) p. 130-131
[0] Pinacoteca Nazionale di Siena. Pietro Lorenzetti, Polittico del Carmine, Pala centrale con Maestà. Foto di Fabrizio Garrisi, l'originale è disponibile in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
[1] Chiara Frugoni, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, in Dal Gotico al Rinascimento, Scala, Firenze 2003, p. 251.
[2] Frugoni, cit., p. 252.
[3] Frugoni, cit., p. 257.
[4] Frugoni, cit., p. 253.
[5] Frugoni, cit., p. 254.
[6] Frugoni, cit., p. 255.
[7] Frugoni, cit., p. 256.
[8] Giulietta Chelazzi Dini, Alessandro Angelini, Bernardina Sani et Maïa Rosenberger, Les Peintres de Sienne, Imprimerie nationale, 1997 (ISBN 2-7433-0237-2) p. 130-131
[9] Foto di Fabrizio Garrisi, l'originale è disponibile in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
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Vicino all'autentico paesino di Castiglioncello Bandini, si trova Podere Santa Pia, una splendida casa vacanze circondata da querce secolari e situata in una posizione strategica nella Maremma toscana. Potrete godere di una vista mozzafiato sulle valli dell'Ombrone e della Val d'Orcia che si fondono a Cinigiano. È una meta ideale per chi vuole trascorrere una vacanza nella natura: migliaia di ettari di natura incontaminata circondano Podere Santa Pia, che non ha perso nulla del suo fascino antico. Per questo motivo Podere Santa Pia viene spesso definito una casa nella natura.
La casa è autenticamente italiana e molto suggestiva. I muri in pietra grezza all'esterno, i pavimenti in cotto, il grande camino in cucina e, qua e là, i robusti soffitti con travi in legno creano una caratteristica atmosfera da vecchia Toscana. Gli interni semplici e i tocchi minimalisti si adattano perfettamente alla semplicità delle case di campagna toscane di un tempo. La casa ha tutto ciò che serve per una vacanza di successo.
Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia
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The vast and endless golden rolling hills of the Tuscan Maremma
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Early morning light at the private swimming pool at Podere Santa Pia
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A bigger splash in swimming pool at Podere Santa Pia, southern Tuscany
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A bigger splash in the pool, Podere Santa Pia, Castiglioncello Bandini, Cinigiano, Tuscany
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Podere Santa Pia, A beautiful early evening by the pool, an natural jewel nestled amidst the verdant Tuscan hills
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