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Lippo Memmi, (Siena, nono decennio del XIII secolo – Siena, 1356) è stato un pittore italiano, esponente tipico della scuola senese della prima metà del Trecento e il seguace più valido e rappresentativo di Simone Martini, di cui fu cognato.
Nel contesto senese della prima metà del XIV secolo, Lippo Memmi è uno degli autori più significativi e senz'altro la sua arte fu estremamente apprezzata in quanto rispecchiante i gusti più tipici dell'aristocratico ambiente senese dell'epoca. Di tutti gli autori senesi oggi la critica tende forse ad apprezzare di più coloro i quali sono riusciti a distaccarsi da questi stilemi (ad esempio Ambrogio Lorenzetti) e che nella prima metà del XIV secolo non trova nessun pittore veramente in grado di esprimersi al livello di Simone Martini. Tra i suoi discepoli viene indicato Giovanni di Nicola.
Formazione
La sua formazione avvenne nella bottega del padre, Memmo di Filippuccio, pittore di origine senese, a San Gimignano. Ben presto dovette accostarsi a Simone Martini, probabilmente conosciuto quando Simone fu a San Gimignano in occasione della realizzazione di una Madonna, di cui resta la sola testa, nella chiesa di San Lorenzo al Ponte (1310 ca.); da questo incontro scaturì forse la collaborazione di Lippo come apprendista alla realizzazione ad affresco della Maestà del Palazzo Pubblico di Siena, che Simone dipinse nel 1315 (e che poi restaurò nel 1321).
Databili in questa fase giovanile di Lippo sono alcuni brani di affreschi sopravvissuti alle distruzioni barocche nella chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano: vi sono una Madonna del latte e alcune figure di santi.
La chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano
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Lippo Memmi, Madonna del Latte, Chiesa di Sant'Agostino (1)
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La chiesa di Sant'Agostino è la seconda chiesa di San Gimignano, dopo la Collegiata. La chiesa presenta caratteristiche derivate sia dall'architettura romanica che da quella gotica. La facciata principale è aperta solo da un portale e da un occhio con la cornice decorata in cotto. Solitamente si accede alla chiesa attraverso la porta che si apre sul fianco destro.
L'interno della chiesa di Sant'Agostino è una grande sala dominata dal ciclo di affreschi a diciassette pannelli su La vita di sant'Agostino attorno all'altare maggiore, dipinto da Benozzo Gozzoli tra il 1463 e il 1467.
L'affresco di Lippo Memmi sulla parete sinistra, è eseguito prima del 1317. Rappresenta la Madonna col Bambino, ai lati l'arcangelo Michele e San Giovanni Battista.
E' un frammento del ciclo di affreschi, che nel secolo XIV ricopriva l'intera parete della navata.°
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Lippo Memmi, Madonna del Latte, Chiesa di Sant'Agostino (1)
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Lippo Memmi, a San Gimignano dipinse anché la Maestà, un grande affresco (cm 435 x 875), realizzato nella Sala del Consiglio del Palazzo Pubblico della città.
La Maestà di San Gimignano
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La prima opera datata (1317) e firmata di Lippo Memmi è la Maestà di San Gimignano: si tratta di un grande affresco (cm 435 x 875), realizzato nella Sala del Consiglio del Palazzo Pubblico della città. Il fatto che l'opera venga pagata congiuntamente sia a Lippo che al padre, Memmo di Filippuccio, aveva fatto pensare che il pittore non fosse ancora maggiorenne, ma più probabilmente, al contrario, indica la raggiunta maturità artistica e professionale del giovane pittore cresciuto nella bottega paterna. °
Il Palazzo Comunale, detto anche palazzo del Popolo o palazzo nuovo del Podestà, di San Gimignano si trova in piazza del Duomo, tra la Torre Grossa e la loggia del Comune. Contiene il Museo civico con importanti opere d'arte di scuola fiorentina e senese dal XIII al XVI secolo, con artisti come Coppo di Marcovaldo, Lippo Memmi, Benozzo Gozzoli, Filippino Lippi, il Sodoma, il Pinturicchio e Azzo di Masetto.
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Lippo Memmi, Maestà, 1317, Palazzo Comunale, Museo Civico, Sala del Consiglio (Sala Dante), San Gimignano [4]
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Il committente è il senese Nello di Mino Tolomei, Podestà e Capitano del Popolo di San Gimignano tra il 1317 e il 1318, il quale si fece ritrarre in primo piano, inginocchiato ai piedi della Madonna.
Questa opera deve moltissimo alla Maestà che Simone Martini aveva affrescato nel Palazzo Pubblico di Siena, sia per la composizione generale (la Madonna in trono al centro con due fitte schiere di angeli e santi ai lati), che per il grande baldacchino sorretto da aste. Da Simone è ripresa anche l'idea innovativa di decorare le aureole dei santi con le punzonature a stampino.
Quattro figure, le ultime due a destra e a sinistra furono realizzate da Bartolo di Fredi, nel 1367, anno in cui dipingeva anche nella collegiata le Storie del Vecchio Testamento. Un ulteriore intervento di restauro fu effettuato da Benozzo Gozzoli, riprendendo i piedi dei santi al di sopra delle due porte e ritoccando l'azzurro del cielo.°
Altre opere
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Fu uno degli autori impegnati nel cantiere del duomo di Orvieto (come diversi altri senesi) dove realizzò la straordinaria tavola con la Madonna della Misericordia o Madonna dei Raccomandati, databile entro il 1320: il pittore ha firmato l'opera sul gradino ai piedi della Madonna, benché vi si possa notare anche la mano di almeno un altro collaboratore che ha realizzato i devoti genuflessi.
Intorno al 1330, anche se non tutti concordano - c'è chi proporrebbe una datazione verso il 1325 - Lippo dipinse per la Basilica di Santa Maria dei Servi a Siena una Madonna con Bambino, detta la Madonna del Popolo, oggetto di grande venerazione, ora alla Pinacoteca Nazionale di Siena. Sul bordo inferiore della cornice possiamo leggere "LIPPUS MEMI [ME] PINXIT". Si tratta di una delle sue opere più raffinate.
Assieme al Martini nel 1333 dipinse uno dei capolavori gotici del XIV secolo, l'Annunciazione (ora conservata agli Uffizi), in cui già traspare l'aristocratica finezza e delicatezza che porterà Siena ed i suoi pittori ad essere uno dei massimi centri europei del Gotico Internazionale.°
L'apparizione dell'angelo è improvvisa, come suggeriscono lo sbattere del mantello e le ali spiegate. La Vergine ne è turbata o sembra comunque sorpresa, si ritrae e afferra il mantello. Questa posa un po' ansiosa è nuova nell'iconografia dell'Annunciazione e sarà ampiamente imitata.
Il primo a riprodurre fedelmente l'invenzione di Simone fu proprio Lippo Memmi, nell'Annunciazione della Collegiata di San Gimignano.
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Lippo Memmi e Simone Martini, Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita, (particolare), 1933, Uffizi, Firenze
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Negli scomparti laterali dell'Annunciazione sono raffigurati il giovane martire Ansano, che porta lo stendardo con i colori di Siena di cui era uno dei patroni, e una santa martire, probabilmente Massima, che è direttamente collegata a Sant'Ansano, di cui fu, secondo le fonti, la madre, o addirittura la madrina fin dal battesimo di quest'ultimo. Talvolta viene ancora identificata con Margherita per via della menzione del suo nome in un inventario del 1458 [2].
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Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi
Ansano e Massima (particolare santa Massima)
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Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Massima (particolare santa Massima o Margareta)
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La critica d'arte è oggi più propensa ad attribuire gran parte della progettazione e dell'esecuzione di questo raffinatissimo dipinto a Simone Martini.[2] Un'ipotesi è che Martini abbia dipinto il pannello centrale, mentre Memmi sia stato responsabile dei santi laterali e dei tondi con i profeti nella parte superiore.[3]
Il Convento di Santa Caterina a Pisa |
Successivamente realizza un Trionfo di san Tommaso d'Aquino per il Convento di Santa Caterina a Pisa, dove tutt'oggi si trova. Questo Convento godeva di enorme considerazione tra Due e Trecento ed era uno dei centri culturali più prestigiosi dell'Ordine domenicano grazie all'importante studium la cui istituzione veniva ricondotta allo stesso san Tommaso d'Aquino. Il Santo è raffigurato al centro della scena, seduto in gloria, mentre mostra un testo con l'incipit della sua Summa contra gentiles.
Storie del Nuovo Testamento nella Collegiata a San Gimignano
Gli affreschi con le Storie del Nuovo Testamento, finalmente assegnate a Lippo e alla sua bottega (nella quale grande rilevanza doveva avere il fratello Federico), sono state per anni attribuite (sulla scorta delle equivoche affermazioni di Ghiberti e di Vasari) ad un certo Barna da Siena, figura priva di alcun riscontro storico. Solo di recente il ciclo è stato cronologicamente arretrato al periodo compreso tra il 1335 e il 1345 e attribuito alla collaborazione tra Lippo Memmi, succeduto al padre Memmo nel ruolo di Pictor civicus a San Gimignano, e al fratello Federico (o Tederico).°
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Lippo Memmi e bottega, affreschi con le Storie del Nuovo Testamento, Collegiata a San Gimignano [4]
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L'attribuzione del ciclo del Nuovo Testamento a Lippo Memmi, forse coadiuvato dal fratello Federico Memmi e dal padre Memmo di Filippucci, è ormai generalmente condivisa. °
Gli affreschi sono distribuiti su tre fasce orizzontali nelle sei campate della navata. La lettura degli episodi è quasi interamente bustrofedica: le storie dell'infanzia di Cristo sono nella fascia più alta, contenuta nelle sei lunette.
Alla corte papale di Avignone e rientro a Siena
Alcuni sostengono che Lippo seguì il Martini alla corte papale di Avignone e che col fratello Tederico firmò nel 1347 un dipinto perduto per la chiesa dei francescani di quella città. È però più probabile che l'opera fosse stata realizzata a Siena e che venisse in seguito inviata ad Avignone, infatti nel novembre di quello stesso anno Lippo è attestato nella città toscana.
Un'iscrizione mutila ricordata da antiche fonti senesi riportava la data 1450 nell'affresco con Madonna, il Bambino, un angelo e i santi Paolo, Pietro, Domenico nel chiostro della chiesa di San Domenico a Siena ed oggi alla Pinacoteca Nazionale della città.°
A Siena eseguì diverse altre opere fino alla morte che avvenne nel 1356. |
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