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Art in Tuscany


Coppo di Marcovaldo  (1225–1276), Crocifissione,1260 circa, tempera su pannello, Museo Civico di San Gimignano

 

Coppo di Marcovaldo (1225–1276), Crocifissione,1260 circa, tempera su pannello, Museo Civico di San Gimignano (1)


Toacana ] Galleria di immagini  
     
   

Coppo di Marcovaldo, Crocifissione,1260 circa, Museo Civico di San Gimignano


   
   

Coppo di Marcoaldo, pittore fiorentino, se non è sconosciuto, è pero certo tra coloro che
gli storici dell'arte hanno segnato fugacemente, ne' propri volumi, più a titolo di ricordo che di merito.
Fu di quegli umili maestri, i quali adoperandosi a dirozzar modelli venutici d'oltre mare
, precorsero il 'grido' rinnovatore di Giotto.

(Peleo Bacci)

 

Il Crocifisso di San Gimignano è una croce sagomata dipinta a tempera e oro su tavola (296 x 247 cm) attribuita a Coppo di Marcovaldo, databile al 1264 circa e conservata nel Museo civico di San Gimignano.

Storia

L'opera è una delle poche attribuite concordemente a Coppo, che l'avrebbe realizzata durante un soggiorno a Siena di circa nove anni, dopo esservi stato portato come prigioniero fiorentino dopo la Battaglia di Montaperti.

Descrizione e stile

Il Cristo, di tipo patiens, è appeso alla croce con quattro chiodi (due e non uno ai piedi, secondo il tipo pre-giottesco), ed è la testa a Croce a sinistra, Cristo davanti ai giudici, Cristo deriso e Deposizione a destra.

La Pietà in special modo mostra analogie con alcune delle opere bizantine più avanzate dell'epoca, della corrente neoellenica, in particolare con un affresco di analogo soggetto nel monastero di Nerezi in Macedonia. Se permangono tracce anche della cultura bizantina più tradizionale e meno espressiva nelle scenette, nella croce di Coppo è evidente la volontà di marcare l'espressione di Cristo, più che mai addolorata, e di fondervi esperienze diverse, comprese quelle del romanico lucchese, sebbene l'amalgama non risulti ancora omogenea, in grado di originare un nuovo stile come sarà invece più evidente in Cimabue.

 

Coppo di Marcovaldo (1225–1276), Crocifissione (particolare), 1260 circa, tempera su pannello, Museo Civico di San Gimignano

Coppo di Marcovaldo (1225–1276), Crocifissione con storie della passione, 1260 circa, tempera su pannello, Museo Civico di San Gimignano (1)

 

Agli inizi del XIII secolo compare una nuova tipologia, quella del Cristo morto, l'iconografia deriva dal Christus patiens d'ispirazione bizantina, ma anche dalla coeva predicazione francescana. Il Cristo sofferente ha la testa reclinata sulla spalla e gli occhi chiusi e il corpo incurvato in uno spasimo di dolore. Forse uno dei primi a recepire questa novità iconografica fu Giunta Pisano, del quale restano tre crocifissi firmati e uno attribuitogli dalla critica, tra cui il Crocifisso della basilica di San Domenico a Bologna, dove il corpo del Cristo è inarcato sulla sinistra, invadendo il tabellone laterale, da cui spariscono quindi le scene della Passione. Tra Giunta e Cimabue irrompe Coppo di Marcovaldo, primo innovatore non solo dell'arte definita ancora grottesca da Longhi, ma primo vero pittore espressionista della storia. La recessione stilistica era già alle spalle, al contrario delle affermazioni di Longhi, Coppo non stava a Rouault, Rouault cercava un imbarbarimento del segno nel secolo scorso, Coppo al contrario una classicità, una forma di bellezza da qui l'importanza di Coppo come pittore di "frontiera", forme riprese da Cimabue nel Crocifisso di Arezzo del 1270 circa (che venne dipinto per la locale chiesa domenicana, quindi verosimilmente richiesto simile al Crocifisso della chiesa madre a Bologna) e sviluppate ulteriormente nel Crocifisso di Santa Croce del 1280 circa [2].

 

   
   

 

 

 
   
Maestro di San Francesco, 1272, tempera e oro su tavola, 410 × 328 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia   Rinaldi da Siena, Crocifisso (dettaglio), 1276-1280 circa, tempera e oro su tavola, San Gimignano, Museo civico, dal convento di San Girolamo

  Cimabue, Crocifisso, 1268-71, 336 x 267 cm, San Domenico, Arezzo
Maestro di San Francesco, 1272, tempera e oro su tavola, 410 × 328 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia  

Rinaldi da Siena, Crocifisso, 1276-1280 circa, tempera e oro su tavola, dal convento di San Girolamo

  Cimabue, Crocifisso, 1268-71, 336 x 267 cm, San Domenico, Arezzo


 


Bibliografia

Angelo Tartuferi, La pittura a Firenze nel Duecento, Firenze, Alberto Bruschi Editore, 1990, p. 82.

Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente.

G. Vasari, Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori, Giunti, Firenze 1568 (ed. a cura di G. Milanesi,Le Monnier, Firenze 1906)


[1] Foto lasciato nel publico domino. Fonte/Fotografo Google Cultural Project.
[2] Tratto dalll'articolo Iconografia della Crocifissione dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
  1. Questa datazione è confermata da diversi autori, citati da Kotanski nella nota 5 a p. 632-33 dello studio Roy D. Kotanski, The Magic "Crucifixion Gem" in the British MuseumGreek, Roman, and Byzantine Studies 57 (2017), pp. 631-659.
  2. PE 1986,0501.1; dalla collezione di Roger Periere, Parigi



 

 

Coppo di marcovaldo, madonna del bordone, siena, chiesa dei servi, 1261 tavola,.jpg

        Coppo di Marcovaldo, Madonna del Bordone,Siena, Chiesa dei Servi, 1261

 



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