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Anonimo, Croce dipinta, inizio secolo xiii, tempera su tavola; cm 250 (altezza) × 178, ) Collegiata e Museo della Pieve di San Giuliano, Castiglion Fiorentino (1)
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Croce dipinta, Castiglion Fiorentino
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Nell'Italia centrale del XII secolo nacque la tradizione delle croci dipinte, destinate ad essere appese nell'arco trionfale delle chiese o al di sopra dell'iconostasi, ovvero la struttura che separava la navata adibita ai laici dal presbiterio adibito al clero; le tavole venivano dipinte direttamente su legno, oppure su fogli di pergamena o cuoio, successivamente incollati sul supporto ligneo sagomato a forma di croce. In esse il Cristo è in posizione frontale con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce e ritratto come trionfatore sulla morte (Christus triumphans), attorniato da scene tratte dalla Passione, e poteva presentare agli estremi dei bracci della croce figurine di contorno, che a partire dalla seconda metà del XIII secolo divennero le figure a mezzobusto della Vergine e San Giovanni evangelista in posizione di compianto [2].
La croce dipinta più antica del territorio sembra quella della Pinacoteca di Castiglion Fiorentino con il Cristo vivo, proveniente dalla ex pieve di San Giuliano; un’opera di alta qualità tecnica, restaurata all’inizio degli scorsi anni Novanta, che prova la persistenza del modello della Croce dell’abbazia benedettina di Rosano a distanza di oltre un secolo. Nonostante i tagli inferti a tutte le tabelle terminali, ai tabelloni istoriati a fianco del corpo di Cristo e alla perdita del tondo apicale, restano infatti elementi sufficienti a confermarne la derivazione iconografica e strutturale dalla Croce di Rosano [3].
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Anonimo, Croce dipinta (particolare), inizio secolo xiii, tempera su tavola; cm 250 (altezza) × 178, ) Collegiata e Museo della Pieve di San Giuliano, Castiglion Fiorentino [1]
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Damien Wigny: Gesù Cristo si guarda con gli occhi spalancati e le braccia aperte in segno di accoglienza, secondo l’iconografia del Christus Triumphans. Questa croce dipinta è considerata una delle testimonianze più antiche dell’arte pittorica nell’Aretino. È molto impressionante, anche se ho ... l’impressione che l’opera di restauro non sia stata particolarmente raffinata.
Ai piedi di Cristo si intravede la scena del rinnegamento di Pietro. Una donna si rivolge a due personaggi davanti a una porta. Molto probabilmente a questa croce sono stati tolti alcuni pannelli. Come sempre, alle estremità del braccio orizzontale dovevano trovarsi la Madonna e San Giovanni e, in cima un Cristo benedicente. A sinistra e a destra del corpo del Signore, dei piccoli pannelli illustravano probabilmente alcuni episodi della Passione: a sinistra, all’altezza dell’addome, si indovinano infatti le sagome di alcuni soldati e, a destra, si vedono alcune teste.
Osservate i capelli di Cristo che cadono sulle spalle, assumendo la forma di zampe di uccelli rapaci. Giustamente Salmi compara questa croce di Castiglione con quella del Museo di Arezzo. Oggi si pensa che queste opere siano attribuibili a uno stesso pittore aretino, vissuto prima di Margaritone [4].
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Maestro di San Francesco, 1272, tempera e oro su tavola, 410 × 328 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia |
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Coppo di Marcovaldo (1225–1276), Crocifissione,1260 circa, tempera su pannello, Museo Civico di San Gimignano |
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Crocifisso dipinto, Chiesa di sant'Angelo al Cassero (Pinacoteca), Castiglion Fiorentino
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[1] Quest'opera è nel pubblico dominio.
[2] Tratto dalll'articolo Iconografia della Crocifissione dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
Talvolta si incontrano anche i simboli degli evangelisti e, nel braccio superiore (la cimasa), un Cristo in maestà. Tra gli esempi più antichi di Crocifisso triumphans si annoverano la croce firmata da Alberto Sotio nel Duomo di Spoleto, la Croce di Mastro Guglielmo nel Duomo di Sarzana, la croce di san Damiano nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi, la croce di un anonimo maestro pisano nel Museo Nazionale di San Matteo a Pisa e il crocifisso della Cattedrale di Santa Croce a Forlì.
[3] Anche il supporto presenta analogie costruttive importanti, come l’unica doga trasversale per le braccia del Cristo, con la conseguente apertura degli strati pittorici attraverso il petto, o ancora il clipeo strutturalmente autonomo per la testa. Isabella Droandi, Per la pittura del Duecento nell’Aretino, in “ARTE IN TERRA D’AREZZO. IL MEDIOEVO” a cura di Marco Collareta e Paola Refice, Firenze 2010.
[4] Damien Wigny, Toscane. 1, Arezzo, Cortone, Casentino, Sancepolcro, Fonds Mercator, Brussel, 2013, p. 488.
[5] Pinacoteca Comunale e Museo della Pieve di San Giuliano a Castiglion Fiorentino | Diretta da Antonio Paolucci - Piccoli Grandi Musei, 2012 Edizioni Polistampa, Firenze[PDF] | www.leonardolibri.com
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