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Interno
Lo spazio interno è suddiviso in tre navate separate da due file di sei colonne sulle quali si impostano archi a tutto sesto. Il claristorio è aperto da cinque strette monofore per parte realizzate in epoche diverse, le più antiche sono riconoscibili dalla forma molto più allungata e dal fatto di essere chiuse da un timpano. La copertura è a capriate lignee.
Le prime due archeggiature di sinistre e le prime tre a destra sono in laterizio e poggiano su capitelli lapidei oggi ridotti ad abachi e decorati con motivi geometrici. Le sottostanti colonne sono composte da pezzi di laterizio e hanno basi delle stesse dimensioni dei capitelli. Le altre campate sono in pietra ben squadrata e sono sostenute da colonne che si alternano a pilastri quadrangolari. Le decorazioni dei capitelli, qui sono molto più ricche delle precedenti e presentano festoni di rosette a cinque petali e degli intrecci viminei, quasi identici a quelli visibili nella chiesa di Cedda[8].
Il presbiterio è sopraelevato di un gradino mentre l'abside presenta una pavimentazione posta ad una quota più bassa; nel volume interno dell'abside è visibile una finestrella gradonata che ha fatto ipotizzare la presenza di una cripta[9] che però non è stata confermata dalla campagna di scavi effettuata durante gli ultimi restauri. Nel paramento murario sono stati inseriti dei piccoli capitelli decorati con motivi floreali e questi inserimenti non trovano nessuna giustificazione che non sia un loro reimpiego come materiale di recupero. Forse provengono da un preesistente edificio sacro, l'antica pieve visitata dall'arcivescovo Sigeric e databile quindi al X- XI secolo che venne sostituita da una chiesa romanica nel XII secolo.
Opere già in loco
Un tabernacolo del XV secolo è stato trasferito nella chiesa di Sant'Alessandro a Volterra, dove è stato collocato nella parete del presbiterio.
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San Gimignano, morning |
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Colle Val d'Elsa, chiesa di Santa Maria in Canonica
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Colle Val d'Elsa, Le Caldane |
Castelfiorentino
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Via Francigena | La nona tappa della Via Francigena toscana: da San Miniato a Gambassi Terme
Da San Miniato inizia una tappa di 23,7 km che si percorrono in meno di 6 ore. Dopo un'ora di cammino, si imbocca un percorso di straordinaria bellezza lungo i crinali collinari della Val d'Elsa, disseminata di castelli, rocche, ospitali, complessi abbaziali, originati dal passaggio della Via Francigena.
PARTENZA: San Miniato, Convento S. Francesco
ARRIVO: Gambassi Terme, Chiesa Cristo Re
LUNGHEZZA: 23,9 km
DIFFICOLTÀ A PIEDI: Impegnativa
COME ARRIVARE:Linea FS Firenze-Pisa-Livorno, stazione S. Miniato
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Via Francigena in Toscana | San Miniato - Gambassi Terme |
Storia
Questo bellissimo edificio in stile romanico si trova a cavallo tra la Val d'Elsa e la Val d'Egola, su una delle direttrici della via Francigena, che Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse tra il 990 e il 994. La pieve rappresentò per l'arcivescovo inglese, la XXI tappa (Mansio) del suo itinerario di ritorno da Roma verso l'Inghilterra e la località fu da lui definita Sce Peter Currant..
La prima notizia certa è tuttavia relativa all'anno 1029, quando il piviere risulta confinante a sud con quello della chiesa di San Regolo a Montaione e a nord - ovest con quello di Corrazzano[1].
Fino al XII secolo fu un feudo del vescovo di Volterra che vi esercitava sia i poteri temporali che quelli spirituali[1]. Nel 1300 il piviere contava diciannove chiese suffraganee[1] e sei spedali[2], tutti inseriti in un territorio privo di grossi centri abitati ma nonostante ciò le rendite erano paragonabili a quelle dei pivieri circostanti[3][4] e permettevano il mantenimento presso la pieve di una comunità di canonici regolari che facevano vita in comune[5].
La pieve fu oggetto di una visita pastorale il 18 settembre 1422 e dalla relazione redatta in seguito si sa che a quel tempo era dotata di tre cappelle ed era retta da due canonici in quanto il pievano era assente. Patroni della pieve erano i Machiavelli che avevano ereditato tale incarico dai Pucci e dai Capitani di Parte Guelfa i cui stemmi erano conservati all'interno della chiesa[1].
Nel XVIII secolo l'interno venne ridefinito in stile barocco ma tali interventi vennero rimossi in occasione dei restauri effettuati negli anni trenta del XX secolo[1]. Nel 1837 venne completato il campanile, il cui basamento è in pietra arenaria[1].
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[0] Foto di Matteo Tani, Pubblico dominio.
[00] Photo by Niccolo, licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license.
[1] AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, pag. pag.152.
[2] Quasi tutti vennero fondati nel XIV secolo in occasione della peste
[3] Pietro Guidi, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1274-1280, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1932, pag.156-165.
[4] Nel 1276 paga 16 lire e 9 soldi; nel 1277 23 lire; nel 1303 11 lire e 10 soldi; Guidi-Giusti 1942, pag. 208
[5] l 9 dicembre 1265 risulta che Giunta canonico della pieve di Coiano abbia partecipato a nome del pievano e di tutti i rettori delle chiese del piviere al sinodo diocesano di Volterra, AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, pag.56, nota 8.
[6] A. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, pag. pag.153.
[7] A. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, pag. pag. 154.
[8] A. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, pag. pag.155.
[9] Si trattava, probabilmente, di una piccola confessione con copertura lignea, A. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, pag.56, nota 17.
Bibliografia
Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846.
Emanuele Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, Milano, Editore Civelli, 1855.
Attilio Zuccagni-Orlandini, Indicatore topografico della Toscana Granducale, Firenze, Tipografia Polverini, 1857.
Michele Cioni, Elenco di varie costruzioni monumentali in Valdelsa e notizie di pubblicazioni, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1903.
Michele Cioni, La Valdelsa: guida storico-artistica, Firenze, Lumachi, 1911.
Guido Carocci, Antiche pievi in Valdelsa, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1916.
Pietro Toesca, Storia dell'arte italiana. Il Medioevo, Torino, UTET, 1927.
Mario Salmi, La scultura romanica in Toscana, Firenze, Rinascimento del Libro, 1928.
Pietro Guidi, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1274-1280, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1932.
Pietro Guidi, Martino Giusti, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1295-1304, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1942.
Italo Moretti, Renato Stopani, Chiese romaniche in Valdelsa, Firenze, Salimbeni, 1968.
AA. VV., Toscana paese per paese, Firenze, Bonechi, 1980.
Renato Stopani, Storia e cultura della strada in Valdelsa nel medioevo, Poggibonsi, Centro Studi Romei, 1986.
Renato Stopani, La Via Francigena. Una strada europea nell'Italia del medioevo, Firenze, Le Lettere, 1988.
Renato Stopani, Le vie del pellegrinaggio nel medioevo.Gli itinerari per Roma, Gerusalemme, Compostella, Firenze, Le Lettere, 1991.
AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, ISBN 88-86975-18-X.
Rosanna Caterina Proto Pisani, Empoli, il Valdarno inferiore e la Valdelsa fiorentina, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-46788-6.
AA .VV, Una via dell'Arte in Toscana. Il Sistema Museale della Valdelsa fiorentina, Firenze, Edizioni Firenze Cooperativa 2000, 2001, ISBN 88-88206-00-0.
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