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Maestro di Tressa, Paliotto del Salvatore, (redentore tra angeli e scene della vera croce), 1215, da Badia Berardenga, tempera su tavola, 98 cm x 198 cm, Pinacoteca Nazionale, Siena

 

Maestro di Tressa, Paliotto del Salvatore, (redentore tra angeli e scene della vera croce), 1215, da Badia Berardenga, tempera su tavola, 98 cm x 198 cm, Pinacoteca Nazionale, Siena [1]


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Maestro di Tressa, Paliotto del Salvatore, Pinacoteca nazionale, Siena

   
   

Il Paliotto del Salvatore (Redentore benedicente tra i simboli degli evangelisti e storie della Vera Croce) è un dipinto a tempera e oro su tavola (98x198 cm) del Maestro di Tressa, datato 1215 e conservato nella Pinacoteca nazionale di Siena. La data, presente sulla cornice, ne fa la più antica opera documentata della scuola senese.


Storia e descrizione

La tavola si trovava nella Badia Berardegna, ovvero nella chiesa dei Santi Salvatore e Alessandro a Castelnuovo Berardenga. Fu donato alla pinacoteca dal cardinale Anton Felice Zondadari, arcivescovo di Siena.

La cornice superiore riporta l'iscrizione: "Anno D[omi]ni Millesimo CCXV: mense Novembri: hec tabula facta est".

Al centro mostra il Redentore benedicente entro una mandorla tra due angeli, con alcuni dettagli a rilievo ottenuti con la tecnica della pastiglia in gesso. Una teoria vuole tale tecnica resa popolare dopo l'arrivo in Italia, a Venezia, di icone metalliche saccheggiate a Costantinopoli nel 1204. Gli occhi del Cristo, interessati da cadute di colore, dovevano apparire in antico come quelli della Madonna dagli occhi grossi, già sull'altare maggiore del Duomo di Siena. Attorno ad esso, nei quattro angoli, si trovano i simboli degli evangelisti. Ai lati poi si vedono sei storie (tre per lato), con a sinistra l'esaltazione della Croce e a destra due lacunose storie di sant'Elena e il martirio di due santi, probabilmente Salvatore e Alessandro titolari della chiesa.

Spicca il tessuto cromatico che attraverso l'uso di tinte in vivace contrasto semplifica la lettura delle scene, soprattutto nelle meglio conservate storie dell'Esaltazione.

L'opera è stata messa in relazione con la Madonna degli occhi grossi e la Madonna di Tressa nel corpus del Maestro di Tressa. Ne condivide infatti la solidità romanica, impreziosita da influssi bizantini. Si è anche parlato di una cultura "neocopta", derivata da elementi della cultura araba innestati su un substrato bizantino.


   
   

 

 

 
   

 

Bibliografia


AA.VV., Duccio, Simone, Pietro, Ambrogio e la grande stagione della pittura senese, Betti editrice, Siena 2012. ISBN 978-88-7576-259-9



[1] Quest'opera è nel pubblico dominio.


 

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Siena, Pinacoteca nazionale (Palazzo Buonsignori)        

Siena, Pinacoteca nazionale (Palazzo Buonsignori)

 

       
Guido da siena, Trasfigurazione, entrata di Cristo a Gerusalemme e resurrezione di Lazzaro   uido da Siena, Madonna col bambino e santi, 1270 circa   DDuccio di Buoninsegna, Polittico n. 28, 1300-1305 circa

Guido da siena, Trasfigurazione, entrata di Cristo a Gerusalemme e resurrezione di Lazzaro

 

Guido da Siena, Madonna col bambino e santi, 1270 circa

 

Duccio di Buoninsegna, Polittico n. 28, 1300-1305 circa

Madonna with Child Pietro Lorenzetti Siena Pinacoteca   Giovanni di Paolo, Madonna dell'Umiltà, 1435 circa, tempera su tavola, 62× 48 cm, Pinacoteca nazionale, Siena   Crocifisso della Chiesa del Carmine, data imprecisata (probabile 1324-1331), tempera e oro su tavola, dalla chiesa del Carmine di Siena, Pinacoteca Nazionale, Siena

Pietro Lorenzetti, Pala del Carmine (1327-1329)

 

 

Giovanni di Paolo, Madonna dell'Umiltà, 1435 circa, tempera su tavola, 62× 48 cm, Pinacoteca nazionale, Siena

 

Ambrogio Lorenzetti, Crocifisso della Chiesa del Carmine, data imprecisata (probabile 1324-1331), tempera e oro su tavola, dalla chiesa del Carmine di Siena, Pinacoteca Nazionale, Siena