L'abbazia di Sant'Antimo sorge al centro di una valle incantaminata, sotto il paese di Castelnuovo dell'Abate. Il complesso monastico è una testimonianza significativa dell'epoca architettonica romanica.
Il capitello con "Daniele nella fossa dei leoni", opera scultorea del Maestro di Cabestany
La navata centrale è separata dalle due laterali da due serie di quattro archi sorretti da colonne monolite per lato, intervallati da un pilastro cruciforme fra le due serie di quattro archi a tutto sesto. La più bella ed importante è il capitello con Daniele nella fossa dei Leoni, la seconda colonna a sud partendo dal portone d'ingresso, e opera del Maestro di Cabestany: in esso il maestro è riuscito ad assemblare e scolpire in uno spazio minimo tutte le scene salienti della vicenda biblica, che viene narrata nel capitolo 6 del Libro del profeta Daniele.
Il cosiddetto Maestro di Cabestany è stato uno scultore anonimo francese della seconda metà del XII secolo. Tra le personalità più singolari ed incisive del periodo romanico, deve il suo nome a un timpano scolpito nella chiesa di Cabestany, in Francia, dove sono rappresentate tre scene della Vita della Vergine (la Vergine che esce dal sepolcro sorretta dal Cristo, l'Assunzione, e al centro Cristo tra la Vergine e san Tommaso).
Da quest'opera significativa è stato ricostruito un insieme di opere che gli sono state attribuite, grazie a uno stile piuttosto peculiare, dove ricorrono particolari tecniche e stilemi nella raffigurazione delle figure:
Teste dalla forma quasi triangolare
Fronti coperte da un'ampia capigliatura
Piccoli fori agli angoli degli occhi ovali
Piccoli fori nella rappresentazioni dei piedi e delle mani
Sensibilità nella realizzazione dei volti
Riempimento di tutti gli spazi vuoti con figure (Horror vacui)
Riferimento esplicito al tipo fisico arabo e alla scultura della vicina Spagna musulmana
Si è appurato così che è un artista che deve aver viaggiato molto nell'area occitana, usando la sua regione (il Rossiglione) come centro dal quale si mosse radialmente, soprattutto in Francia (Linguadoca), in Spagna (Catalogna e Navarra) e in Italia (abbazia di Sant'Antimo, chiostro del Duomo di Prato e San Casciano in Val di Pesa).
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La sua formazione deve essere avvenuta in patria, in particolare è stato riscontrato un modello della sua opera in un sarcofago antico dell'abbazia di Sant'Ilario in Linguadoca, decorato con rilievi del Martirio di sant'Ilario.
Questo anticlassicismo tipico della sua produzione artistica, influenzò le zone dove lavorò, compresa la nascente scultura romanica toscana, dove sono state trovate almeno due opere di rilievo dell'artista: un fusto nel Museo di San Casciano, relativo alla sua prima produzione, e un capitello nell'abbazia di Sant'Antimo con San Daniele nella fossa dei leoni, in uno stile più maturo con più audaci schematizzazioni ed un maggiormente marcato espressionismo.
Selvaggio e brutale, estremamente originale nella scelta e nell'interpretazione dei soggetti prevalentemente drammatici e nel chiaroscuro violento del modellato, questo maestro anonimo tecnicamente raffinato è molto lontano dalla grevità degli scultori romanici di area padana (Wiligelmo, Nicolò e del contemporaneo Antelami). Le sue figure allungate ed in torsione preludono al Gotico.
Come il Maestro di Cabestany i grandi scultori anticlassici si ispirano nei loro rilievi a sarcofagi della decadenza romana, così Giovanni Pisano, Donatello e Michelangelo Buonarroti. |