Storia
Il toponimo e i rinvenimenti fanno risalire l'insediamento in località Ama agli etruschi. La prima menzione del luogo risale comunque al X secolo, quando un documento cartaceo ne ricorda la donazione (fittizia, legata solo alla creazione una protezione giuridica formale dei luoghi) da parte del marchese Ugo di Toscana alla badia di Poggio Marturi. In quell'occasione si ricorda ad Ama un "casale", che significava un piccolo borgo fortificato munito di residenza signorile, case per i servi e i contadini, e una cappella. Entro la fine del XII secolo il borgo doveva essersi trasformato in un vero e proprio castello, come testimonia un documento datato 13 dicembre 1219, per le necessità di controllo del confine del territorio fiorentino, tra le fortificazioni di Lecchi e San Polo. Tale legame con Firenze, e non con Siena, era ribadito anche dalla cura religiosa, essendo la cappella sotto la diocesi di Fiesole.
In quegli anni Ama risulta posseduto dalla famiglia Da Cacchiano, vassalli dei Ricasoli: sempre nel documento del 1219 le famiglie sono ricordate per la vendita del castello alla Badia di Coltibuono per 80 lire senesi. In seguito ne furono feudatari i Firidolfi e nel corso del XV secolo fu più volte attaccato e anche distrutto dagli Aragonesi, nel quadro degli interminabili conflitti tra fiorentini e senesi.
La ricostruzione del fortilizio avvenne soltanto in tempo di pace, quando ormai Siena era caduta nelle mani dei Medici. Tra XVII e XVIII secolo, persa ormai ogni funzione militare, i resti del castello vennero adattati a formare due ville, dei Pianigiani e dei Ricucci. Nel 1706 Valerio Pianigiani rifondò la cappella gentilizia, dedicandola alla Madonna del Carmine. In quegli anni andò anche sviluppandosi fortemente la viticultura, tanto che nel 1773 il granduca Pietro Leopoldo, in visita ad Ama, sentenziò, nella sua "Relazione sul governo della Toscana":
“Le vigne di Ama sono ben esposte, assolative, tutte tenute ottimamente e come giardini: questa parte è la più fertile e la più rinomata del Chianti”.
Nel 1863 villa e cappella passarono al nobile Pietro Bonci Casucci, marito dell'ultima erede Pianigiani, e nel 1979 il complesso venne acquistato da quattro famiglie che cedettero al fascino del luogo, prendendo a sfida l'obiettivo di riportare Ama agli antichi fasti. Sebasti, Tradico, Carini e Cavanna, questi i nomi dei quattro amici che si avviarono a creare quella che ad oggi è considerata una delle aziende più importanti d'Italia, si impegnarono, con investimenti e ristrutturazioni, a restituire al luogo la grandezza che meritava.
Castello di Ama San Lorenzo, prende il nome dalla meravigliosa vallata San Lorenzo sulla quale si affacciano le ville settecentesche Pianigiani e Ricucci.. Questo vino è ottenuto dalle migliori uve provenienti esclusivamente dai vigneti storici, Bellavista, Casuccia, San Lorenzo e Montebuoni .
Nel settembre 1982, proprio a ridosso della vendemmia, fece ingresso come enologo un giovane fiorentino: Marco Pallanti.
Marco Pallanti è stato insignito del titolo di Enologo dell'anno nel 2003 dalla Guida dei Vini Gambero Rosso. Nel 2004 l'Azienda riceve il premio Impresa e Cultura, promosso da Confindustria, Ice, Sviluppo Italia e Comune di Palermo, per il “miglior curriculum di investimenti in cultura” e un anno dopo, nel 2005, l'Azienda è stata dichiarata la Migliore dell'anno. È stato per due mandati successivi, dal 2006 al 2012, presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico.
Nel 2014 giunge un a importante premio internazionale: il vino "San Lorenzo" 2010, con 95/100 punti, viene eletto sesto al mondo nella TOP100 dalla nota rivista Wine Spectator, decretandolo primo fra i vini italiani di quell'anno.
Dal Parcheggio è possibile raggiungere in 2 minuti a piedi l'Enoteca e Il Ristoro di Villa Piagiani che si trovano nel centro del Borgo di Ama.
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